Io ti ringrazio molto. E adesso è con immenso piacere che do il benvenuto a Domenico Cuomo che ha debuttato nella serie "Gomorra" e che noi, il grande pubblico, conosciamo ancora meglio attraverso "Mare fuori". Domenico ci leggerà un brano tratto da "Una Alice come un'altra". Nel tema mi descrissi così: amo il Natale e credo fermamente in Babbo Natale. Ho paura di tutti gli insetti, formiche incluse, ma non ne ucciderei mai una perché adoro gli animali, specie il pulcinella di mare e le meduse preistoriche. Ma in fondo mi piacciono tutti anche quelli che mordono, pungono, o sbranano. Ho anche una passione tremenda per le pietre in particolare ametista, quarzo rosa, quarzo fumè e giada. Il mio colore preferito è il verde smeraldo. Infatti mi piacerebbe molto anche lo scarabeo smeraldino se fosse un insetto. Ma amo cucinare e mi considero una perbenista moderata, quasi illuminata, cosa di cui vado superfiera. Infine il mio cuore e la mia mente sono per gli scacchi. Gli scacchi ti fanno sentire in armonia con l'universo, è una sensazione che non si può descrivere. A volte giocando ho provato uno stato di grazia, come Beth Harmon nella "Regina degli Scacchi". Io sul soffitto però non proietto un bel niente. Anzi diciamola come va detta: non ci proietto un cazzo. Ma battermi non è facile per nessuno. Parecchi adulti si sono seduti davanti a me col risolino sotto ai baffi e se ne sono andati anche con le orecchie basse però. Ho anche vinto un torneo. Poi sono andato un po' in crisi perché incassare le vittorie è dura quanto incassare le sconfitte. Quando vinci non sei meno sola di quando perdi. Comunque trovo assurdo che persino negli scacchi si dividano i tornei in maschili e in femminili. Questo continuo, ridicolo, setaccio fa sembrare la parità una presa in giro e tra l'altro succede pure nei campionati di pasticceria. Ma per quale ragione una donna dovrebbe fare le sfogliatelle peggio di un uomo? Altre cose nella descrizione di me stessa non ce le misi. Quando c'era scuola mi svegliavo alle 6 di mattina come feci quel giorno. Le lezioni cominciavano alle 8 e io avevo impostato la sveglia tenendo il telefono in carica e assicurandomi che il volume fosse al massimo per non correre rischi. Ho il sonno pesante e mi addormento tardi. Talmente tardi che certe volte faccio finta di dormire pur di stare un po' con gli occhi chiusi. Appena sveglia di solito mi mettevo a fare degli esercizi con una palla da yoga per affilare il girovita e poi andavo a lavarmi perché odiavo avere la pelle sudata. Come sempre apprezzai il delizioso odore di vaniglia del mio bagnoschiuma. I capelli invece li lavai con uno shampoo alle mandorle dolci e un balsamo al miele. Intanto tenevo la TV accesa, la sentivo dal bagno. C'era la replica della puntata di Grey's Anatomy della sera prima. Quando guardo questo telefilm mi viene sempre in mente lo spin-off "Private Practice", una storia che mi ha cambiato la vita. Tra i pazienti c'era una ragazza. Ma poi veniva fuori che in realtà lei si sentiva un maschio. Cioè che lei era un maschio. Perché dire che si sentiva maschio significherebbe darle della pazza. Sarebbe come dire che pensava di essere un tavolo. Comunque nel telefilm il dottore le diceva che poteva iniziare un percorso di ormoni per bloccare la crescita femminile e i caratteri sessuali secondari, che poi compiuti i 16 anni avrebbe potuto prendere il testosterone per la mascolinizzazione. A quel punto, me lo ricordo come se fosse ora, cominciai a piangere. Non capivo il perché. Però una cosa la sapevo: non stavo piangendo per la tristezza ma per la gioia. Anzi per le due cose insieme perché nelle lacrime la felicità e il dolore sanno diventare una cosa sola. Per questo non mi vergogno di piangere anche se quando lo faccio corro a nascondermi. Quel pianto era come la pioggia che fa resuscitare un campo secco. Avevo appena scoperto che tutto poteva cambiare e che la mia vita poteva diventare degna di essere vissuta. Mi sentii come se finalmente, dopo essere rimasta nella stessa posizione per anni, potessi allungare le gambe a fare un passo. Fu come volare. Così dissi a me stessa: "..e va bene, per questa volta ti perdono e ti voglio dare un'altra possibilità". Ogni volta che rivedo quella puntata provo la stessa emozione. Da allora però era passato un anno e la mia vita non mi piaceva ancora ma ormai avevo scoperto che c'erano altri ragazzi come me e da quel momento la mia speranza è stata, e in questi ultimi mesi di attesa è ancora, che il mio corpo non si guasti in maniera irreparabile. Io mi gioco la vita tutti i giorni e nessuno se ne rende conto. Non sono una che gira e rigira con l'auto intorno all'isolato alla ricerca di un parcheggio come fa mio padre, e gli basta questo per imbufalirsi. Cosa dovrei fare io che sono come una che aspetta un cuore nuovo per il trapianto? In fondo non mi capisce nemmeno la psicologa. Certo lei mi sorride sempre e annuisce, mi ripete: "tranquilla, io mi rendo conto di tutto". Ma non credo che possa. Insomma quando vidi quello spin-off di Grey's Anatomy piansi di felicità come se mi avessero strizzato l'anima ma subito dopo mi sentii così giù che non ce la facevo neanche a camminare perché non sapevo come dirlo ai mei genitori. Prima andai a parlare con mia madre. Lei dormiva e io rimasi a singhiozzare accanto a lei cercando di non fare rumore. Ma a un certo punto si svegliò. Io cominciai a balbettare, sembravo un idiota perché avevo la bocca talmente impastata che non riuscivo ad aprirla e mi guardai allo specchio per vedere che aspetto avessi e in quel momento mia madre aprì gli occhi. Per un attimo mi fissò sbalordita, come succede nei risvegli improvvisi. Poi mi sorrise con una tale dolcezza che mi sembrò di scivolare in una vasca d'acqua tiepida e profumata. Le confidai tutto ma lei mi rispose che nei film si dicono tante sciocchezze. Parlava come mio padre. Cercai di far finta di niente ma ero disperata, singhiozzavo dentro. Non so come spiegare ma per quanto il dolore continuasse a spremermi di succo non ne usciva più. La pioggia che fa rinascere i campi secchi era finita. I miei occhi erano asciutti. Grazie. Domenico Cuomo. Grazie mille. Molto teatrale. Grazie mille. Scusa se.. Eh, giustamente. Ti va di fare due chiacchiere con me prima di scendere, prima di andare via? Io volevo sapere una cosa. Dimmi che effetto ti ha fatto leggere questi versi. Io, si è notato, sono veramente molto emozionato di rappresentare una persona che ha avuto queste difficoltà. Io credo che l'amore dei propri genitori, l'amore che si ha per un fratello, l'amore che si ha verso se stessi per prendere una posizione nel mondo sia sacrosanta e importante. Dico sempre che ormai siamo diventati tanti falsi dei e poi esseri umani. Il giudizio è in noi e questa non è una cosa buona. Io dico sempre: chi siamo noi per giudicare cosa è bene, cosa è male, cosa è sbagliato, cosa si fa e cosa non si fa. Quindi mi sono emozionato tantissimo già prima di salire sul palco ascoltando gli altri ospiti poi quando sono salito a leggere queste parole così forti mi sono anche un po' incespicato perché.. Succede, è giusto che sia così. Mi fa molto piacere che tu abbia trovato tutte queste cose. Ma questo momento è un tuo momento da attore molto molto forte, molto intenso. Ti stai preparando per dei testi e oggi ti sei preparato su "Una Alice come un'altra", mi puoi raccontare tecnicamente come.. qual è la differenza tra Cardiotrap in "Mare fuori" e "Una Alice come un'altra"? Dentro di te. Certo. Io ho cercato di comunque creare dei collegamenti con me. Io ho lavorato su Cardiotrap che è un ragazzo detenuto in un IPM di Napoli e ha dei problemi anche lui rispetto alla violenza. Lui ha ricevuto violenze da parte dei suoi genitori e non riesce a dire: "io sono un cantante". Lui ama, viene salvato dalla musica, ma all'interno del braccio maschile dell'IPM in un primo momento non riesce a essere un cantante e non si sente accettato, è cresciuto senza un padre. Quindi tutte queste mancanze alla fine mi fanno lavorare per diminuzione e per sottrazione quando lavoro su un testo che può essere "Mare fuori" o in questo caso "Alice". Diciamo che cerco sempre di sventolare una bandiera, con tutta la mia forza, e in questo caso tutti i ragazzi che ne hanno bisogno, quindi spero di aver fatto un buon lavoro e di aver rappresentato tutto con sincerità e senza nessun tipo di indugio. Io prima di salutarti ti chiedo quindi un'ultima cosa anche se in realtà mi hai già risposto. Pensi che sia importante fare un lavoro come in questo caso ha fatto Giunti con "Una Alice come un'altra" quindi portare su tutte queste piattaforme delle realtà sociali che hanno bisogno di essere rappresentate? Certo. Io credo che le persone debbano essere libere di presentarsi al mondo come vogliono. Io dico sempre che se domani io non voglio fare magari più l'attore, magari voglio fare il corridore, cercherei di diventare il corridore migliore del mondo. Ma ecco, vivere la vita giorno per giorno. Siamo di passaggio e siamo solo dei piccoli granelli in un universo di altri granelli quindi umiltà e collegamento con gli altri esseri umani. Perché non c'è bisogno di dividere. Io per esempio amo tanto la musica, il calcio, amo tanto la politica ma ci rimango male quando vedo che queste cose dividono le persone, creano giudizi, creano violenze, creano lotte e lontananze. Perché alla fine è tutta una grande farsa. Alla fine siamo tutti uguali, alla fine abbiamo tutti avuto il nostro primo fidanzatino barra fidanzatina che ci ha fatto stare male, abbiamo tutti degli scontri coi nostri genitori e abbiamo tutti delle mancanze e delle cose belle quindi l'unica cosa da fare è abbracciarci e stare bene. Ti abbraccio io. Domenico Cuomo. Grazie. Grazie mille.