Sky Inclusion Days - Il futuro è in movimento

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1 anno fa

Ok eccoci di nuovo. Buongiorno. Caspita qui i discorsi alti, i discorsi alti. L'inclusione è una cosa seria e adesso vediamo se riusciamo con Mattia a mantenere questo livello. Se non riusciamo sarà una sua responsabilità. Adesso glielo diremo. Devo dire che la genetica inclusiva nel caso di Mattia, adesso ne parleremo, si è preso il meglio dalla mamma, il meglio dal papà, è diventato, sta diventando un campione. Gli mettiamo anche poche aspettative perché i giovani hanno bisogno di aspettative. Mattia Furlani se sei qui fatti vedere. Ciao, ben arrivato. "Hai fatto le scale o hai saltato?" "Oggi riposo." "Senti Mattia. Allora per me è un onore incontrarti e ci sono tanti aspetti di cui parleremo, nel senso che qui ci occupiamo di affrontare lo sport come tema di inclusione, come altro terreno in cui costruire l'inclusione. Allora chiedo a te. Secondo te che cos'è l'inclusione? A me incuriosisce. Io vado tanto nelle scuole. Poi parleremo anche di questo e chiedo spesso ai ragazzi. Se dovessimo dire che cos'è l'inclusione, tu che cosa?" "Allora in primis cercherei su Google perché non saprei come rispondere una definizione perfetta, però per me l'inclusione nel mio sport almeno è la partecipazione di tutta la mia famiglia nel lavoro che faccio, che include in tutto ciò, nel mio risultato che poi si riporta in campo che sia in qualsiasi disciplina ma per me l'inclusione è questo." "Tu sei tra l'altro figlio d'arte, quindi diciamo lo sport come come vocazione, ho letto anche che hai giocato anche a pallacanestro, quindi hai incluso anche saltare, il tuo destino era saltare. Ma quanto pesa o quanto è utile l'eredità che ti lascia un genitore sotto questo profilo? Cioè quanto il fatto che i tuoi genitori fossero già ad alto livello, per te è uno stimolo o magari così, un qualcosa che in qualche modo rende più complicata questa gestione?" "No secondo me è un grande stimolo perché mi hanno insegnato veramente tanto tutti e due i miei genitori, principalmente papà che mi ha trasmesso il valore di quello che è questo sport, che sin da piccolo mi ha cresciuto da saltatore in alto che mi è rimasto veramente uno stampo incredibile di quello che è stato poi il percorso attualmente dell'atleta e quindi." "Certo. E tu ti senti, ti rendi conto di portare in pista un po' di papà e un po' di mamma? Dicevo prima la genetica. Non so se tu hai fatto, io alle scuole medie si facevano i piselli di Mendel, incroci... quindi la genetica è un po' dove noi raccogliamo in eredità dai nostri genitori qualcosa e la genetica è molto inclusiva, prende il meglio tendenzialmente da uno e dall'altro. Tu te la senti un po' questa cosa? Come si fa? Dovrai scegliere? Com'è che stai gestendo il fatto che tu sia così bravo in due discipline così diverse, il salto in alto e il salto in lungo tra di loro?" "Guarda, ultimamente l'avevo vissuta veramente con indecisione veramente alta, per il semplice fatto che appunto, come ho detto prima, sono nato saltatore in alto che mi ha trasmesso questa cosa mio padre e amo e amavo anche attualmente il salto in alto, è la mia disciplina preferita. Poi da quando ho scoperto il lungo dopo la mia prima gara l'anno scorso che è uscito questo risultato enorme ho sempre amato di più questa disciplina e in automatico ho incominciato a portare entrambe, ma purtroppo bisogna fare una scelta soprattutto a livello precauzionale perché sennò, se fosse per me, giocherei a basket, salto triplo, però non si può fare tutto quanto, quindi dovrò purtroppo prendere una strada ma comunque rimarranno tutti e due nel mio cuore." "E hai scelto già?" "Sì, ho scelto il salto in lungo per un discorso di risultati principalmente e di livelli di margine che ci possono essere in futuro e quindi porterò il salto in lungo attualmente per le prossime discipline." "Ci hai dato la notizia. Un'altra cosa che a me fa piacere condividere con te, è il fatto di questa normalità. Adesso fa paura dire, lui è un ragazzo normale. Però possiamo dire senza paura che tu non sei un ragazzo normale. Cioè hai delle doti, delle qualità fuori dal comune. Come ci si sente a non essere ragazzi normali?" "Guarda, io sono cresciuto fortunatamente come un ragazzo normale però, dico questo perché appunto sono cresciuto con tutto quello che ha un ragazzo normale. Sono andato a scuola anch'io, ho fatto il mio percorso di vita anch'io come qualsiasi ragazzo normale però c'è stata anche questa via che l'ho sentita, diciamo, cioè in senso che mi hanno portato in quel percorso che da lì poi sono sviluppato da saltatore in alto, quindi da saltatore in lungo, quindi questa cosa l'ho sentita più nella mia via di strada che da come sono cresciuto." "Quindi proprio appunto una vocazione, come una chiamata. Tra l'altro Gerusalemme, ho letto, è stato un posto per te significativo sotto il profilo sportivo, quindi un posto adeguato alle chiamate diciamo. Adesso invece entri un po' nel mondo dei grandi, cioè oscilli tra quella che è la carriera nelle giovanili, cioè under 18 e adesso ti affacci al mondo dei grandi. Ecco il mondo dei grandi è inclusivo? Cioè, come si comporta il grande campione con un atleta che si affaccia a questo mondo?" "Guarda. Diciamo che il mondo assoluto, io lo voglio chiamare così, insomma, il mondo dei grandi, è un mondo in cui già la mente è arrivata a un punto che è sviluppata e diventa insomma più un lavoro che uno sport in automatico per alcune persone, per me rimarrà sempre uno sport, però comunque diciamo che la mente arriva in una fase di sviluppo in cui bisogna concentrarsi in tutto e per tutto su quello e quindi la sento quest'aria che da un po' più di divertimento di quello che è il giovanile ha un clima un po' più serio di quello che è l'assoluto, la sento questa differenza perché come è giusto che sia è così, insomma anche i valori dei premi sono diversi, mi sto includendo anch'io in questo mondo con calma e spero di fare più avventure possibili." "Questo lo speriamo anche noi ovviamente da tifosi e in questo mondo cambia tutto. Tu hai detto, sei andato a scuola, non so se adesso riesci a conciliare l'allenamento con lo studio. Come ti gestisci?" "Allora adesso attualmente appunto sono in un istituto privato che mi permette appunto di conciliare le due cose con molta fatica ma riesco a conciliare le due cose, però comunque adesso sì, la vivo in una maniera diversa di quella che è prima, siccome adesso sono un atleta professionista quindi diciamo che sto in quella fase di sviluppo che è veramente importante." "E' una fase di sviluppo e tra l'altro in uno sport, il tuo, dove il confronto col cronometro, col metro, con le misure insomma è quotidiano, quindi il confronto con i limiti. Sai che adesso anche nel mondo degli adulti si parla del superamento dei limiti anche nelle aziende. Tu come vivi questo rapporto con il tuo limite, coi limiti o meglio che il tuo sport t'impone e quanto lo sport ti ha aiutato a cambiare questo rapporto con i limiti?" "Questo sport mi ha aiutato veramente anche a essere molto più estroverso anche con gli altri che con me stesso e sì, diciamo che tutti i giorni in pedana quando mi alleno, cioè non sempre, però insomma tutti i giorni quando sono in pista è sempre una sfida contro me stesso per poter appunto superare il mio limite ogni volta che mi trovo in campo, quindi l'obiettivo mio appunto è cercare di superarmi ogni volta che entro in pedana e quando sono in pedana appunto è un me contro me non è contro gli altri." "Questo è un altro aspetto interessante. Lo facciamo l'applauso. Per tradurlo anche un po' così se ci pensi allenarsi su te stesso è interessante, è questa l'inclusione, a volte il paragone con l'altro. Tu pensa tu hai due genitori che vengono dal mondo dello sport quindi sicuramente hanno più strumenti per gestire questo approccio ma immagino, lo vivrai anche tu, spesso l'idea è di prevaricare l'altro, di battere l'altro ma quando tu batti te stesso hai già in qualche modo vinto. Cosa consiglieresti a un genitore di un altro Mattia che magari non ha questa esperienza con lo sport. Io sono una persona, un uomo di strada, mi capita un figlio che ha questo talento. Qual è il tuo consiglio per me per dire, cioè è importante che tu faccia questo? Qualcosa ti pesa di più magari da parte degli adulti? Quali sono le cose che chi sta dall'altra parte, diciamo, può fare per aiutare i talenti ad emergere?" "Secondo me, il consiglio più ampio che posso consigliare è concentrarsi sempre sulla propria strada perché appunto ci sarà sempre qualcuno anche che vorrà estrometterti dalla tua strada ma bisogna insegnare soprattutto anche di superare se stessi e magari di prevalere, magari una gara in cui fai il tuo personale di misura che magari una gara che vinci e non fai il tuo personale, cioè sarebbe meglio che tu fai quella gara che superi te stesso e non la vinci, che vincere una gara ma non superare il tuo limite, secondo me è questo." "Le grandi sfide. Questa è una lezione per gli adulti, fare cose sempre diverse, approcciarti dove sei magari, non sei sicuro di vincere proprio per crescere. Si diceva anche prima tra il bivio scegliamo la strada più difficile perché è quella che ti farà crescere di più quindi tu rinforzi. Ti ringrazio per questo concetto super interessante, come interessante, volevo chiederti il rapporto proprio con diciamo, coi tuoi avversari. Abbiamo parlato di quanto è importante confrontarti con te stesso. E Allora l'avversario, diciamo così, il compagno di gara anche se diciamo gareggia contro di te, come lo vivi tu questo rapporto? Cosa rappresenta per te l'avversario?" "Ma per me l'avversario è un grande stimolo, soprattutto per quello che è la gara, io lo vedo principalmente come uno stimolo, però diciamo che l'atletica è uno sport che non è di squadra, è uno sport che lavora personalmente, che è uno sport appunto solitario e quindi appunto tu l'avversario lo vedi più come uno stimolo che è poi anche come un rivale, poi insomma le amicizie appunto nascono anche tramite le gare, le amicizie più belle appunto sono quelle che conosci in campo almeno per il parere mio. Sì appunto i rivali, siccome sono le persone più vicino a te insomma diventano anche in futuro i migliori amici di quello che è stata l'atletica." "E hai mai imparato dalle loro diversità? Cioè il fatto che magari uno abbia un approccio diverso al tuo, invece che essere fonte di allontanamento è stato, può essere stata di ispirazione? Cioè la diversità dell'altro, in questo caso dell'avversario è d'ispirazione per un atleta del tuo livello?" "Assolutamente sì, magari, come ripetevo prima deve essere uno stimolo per superare se stessi, magari c'è quel giorno in cui c'è quella gara importante che il tuo avversario ti batte, ti supera e tu arrivi secondo e bisogna reagire come se fosse uno stimolo appunto. Bravo, hai vinto ma la prossima volta ti supererò io e così dovrà essere per poi ogni volta superarsi e crescere." "Bello anche questo concetto, dovremmo farlo molto molto molto più nostro. Invece veniamo al presente o meglio al futuro. Quali sono i prossimi appuntamenti, i tuoi obiettivi? Come stai gestendo anche questo cambio, questo salto quantico dall'essere un atleta delle giovanili all'essere un professionista?" "Allora gli obiettivi di quest'anno, principalmente appunto quest'anno c'è il mondiale a Budapest assoluto che sarebbe la mia prima esperienza assoluta in maniera completa, sarebbe un sogno sperando di andarci, poi la gara di punta di quest'anno saranno gli europei di nuovo a Gerusalemme under 20 e sperando di appunto di replicare ciò che è successo l'anno scorso. Questi qua sono gli obiettivi principali ma l'obiettivo secondo me principale di quest'anno è superare appunto me stesso che è il mio personale." "Mattia io non so, tu hai mai visto qualche esemplare di non vedente fare atletica o qualche esemplare paralimpico, diciamo?" "Come no" "Ti è mai capitato di incrociare?" "Ci sono un sacco di saltatori in lungo non vedenti ma diciamo che nell'atletica abbiamo tantissimi campioni olimpici paralimpici che appunto ai 100 metri abbiamo dominato, ad esempio quest'anno a Tokyo." "Grande, sei informato. Tu quando li vedi cosa pensi? Perché tipo quando io andavo all'inizio, io faccio sci nautico, quindi tutt'altra dimensione. Lo sci nautico non va alle Paralimpiadi ma la mia squadra faceva, noi andavamo in giro, pulmino a 9 posti, c'ero io che non ci vedo, un altro in carrozzina quindi sulla sedia a rotelle, uno senza una mano. Chi ci vede dice, ma questi vanno a Lourdes o cosa fanno? Cioè questi vanno a cercare la grazia, vanno a Gerusalemme a cercare il miracolo? Tu che cosa pensi quando vedi queste persone? Cioè qual è la tua idea? Cosa racconteresti a un tuo compagno di classe che non è venuto con te a una gara e tu vai vedi questi esemplari tutti strani. Qual'é il pensiero che condivideresti?" "Sinceramente non ho mai pensato nulla ma per il semplice fatto che non l'ho mai visti diversi da altre persone, perché io so cosa provo prima di una gara, l'ansia da prestazione, magari la famosissima ansia da prestazione, tutti insomma i mostri mentali che si combattono prima della gara e so che anche loro sono negli stessi panni tuoi prima di una gara, quindi io non li vedo mai diversi da altre persone per il semplice fatto che sono atleti come me, sono persone che appunto anche loro sfondano il limite ogni giorno per cercare sempre di più la perfezione di se stessi, quindi secondo me dobbiamo solo avere che grande rispetto e imparare tantissimo da loro che sono semplicemente atleti che sfondano i personali come noi insomma." "Bello. Grazie. Questa lezione di Mattia, ti sei trovato in cattedra, hai fatto tu lezione a noi adulti perché è bello questo vedere semplicemente l'atleta. L'inclusione è questo, vedere semplicemente la persona, quello che sai fare conta più di quello che non hai e questo vale anche per voi, cioè per noi diciamo appunto atleti paralimpici voi atleti giovani ma anche meno giovani, insomma siete uno stimolo perché vediamo l'atleta ed è quello che ci deve ispirare, come nel panel per esempio precedente, è quello che fanno le donne che deve essere d'ispirazione. Quindi quello che c'è conta molto più di quello che manca, ce l'hai ricordato, di questo ti ringrazio. Adesso noi lasciamo spazio a Federica Lodi che insieme a Giulia Terzi continua questa traccia dell'inclusione. Grazie Mattia. In bocca al lupo e tiferemo per te." "Grazie mille.".

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