Sky Inclusion Days - L'antisemitismo nel calcio

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1 anno fa

"Buongiorno, buongiorno. I nostri Sky inclusion Days proseguono con un incontro che ha un titolo che si spiega abbastanza facilmente. Quando ebreo è un insulto. Parliamo di antisemitismo. È una bellissima platea quella che ho davanti, ci sono tantissimi ragazzi e quindi ho portato...non so chi di voi o quanti di voi sono andati di recente o frequentano lo stadio. Mi sono segnato alcune cose che negli stadi, a proposito dell'argomento che vedete qui sopra, si sentono e anche abbastanza di frequente purtroppo. Allora, - rossonero ebreo - , - i campioni dell'Italia sono ebrei -, rivolti ai tifosi del Milan. - Hai il padre deportato e tua madre è Anna Frank, romanista sei un rabbino -, rivolto ovviamente ai tifosi della Roma. - Odiamo i viola e i granata che sono una razza di ebrei -. Questo cantata dagli ultras juventini. Ce ne sono un po' di tutti...diciamo le tifoserie. - Anna Frank tifa Cesena, giudei - dei tifosi del Rimini nei confronti dei cesenati. Ecco, ebreo diventa un insulto. Vorrei chiamare sul palco il professor Michele Sarfatti, che ringrazio. Mi fa piacere trascorrere questi minuti con lui. Venga professore, benvenuto. E spero che dopo questa chiacchierata molti di voi seguano, leggano i libri del professore, lo cerchino su YouTube, lo ascoltino perché credo che ci sia davvero da imparare. A proposito di una forma di razzismo che certe volte quasi non consideriamo razzismo. Si dice razzismo e antisemitismo come se fossero due cose diverse, separate, non è così. Professore ho letto un po' di cose che fanno male, immagino, molto male. A lei dobbiamo...intanto dire un grande grazie perché i suoi studi sulle leggi che lei ci invita a chiamare anti ebraiche hanno fatto luce su un pezzo di storia drammatica dell'Italia, le leggi del 1938. E a lei, con la sua esperienza, chiediamo ma perché nel mondo dello sport, in particolare del calcio, nelle curve si è così radicato il fenomeno dell'antisemitismo?". "Grazie molto per l'invito. Buongiorno a tutti. Secondo me, io sono molto drastico, secondo me perché le dirigenze non lo combattono". "Intende le dirigenze società?" "Le dirigenze delle società nel loro insieme che sono composte di persone diverse. Chi di noi ha o conosce persone che posseggono campi, orti, praticelli all'inglese sa che uno dei compiti è quello di togliere le erbacce, togliere le piante infestanti, tutti i giorni, tutte le settimane per farli crescere così come li vogliamo far crescere. La stessa cosa è nelle tifoserie del calcio. Non devono curare solo la squadra, e spesso lo fanno molto bene, figuriamoci, ma devono curare anche le tifoserie. Le tifoserie devono essere sane e con le menti che funzionano". "Da questo punto di vista in uno speciale, un'inchiesta che a Sky Sport abbiamo fatto poco tempo fa, lei è intervenuto in questa inchiesta appunto ha detto - è una una una partita tra antisemiti e anti antisemiti -. Cioè, è una partita che dobbiamo giocare. Quali sono secondo lei le armi che possiamo mettere in campo per giocare questa partita e le chiedo quanto la conoscenza della storia, il sapere di cosa si parla può aiutare in questo senso per fare in modo di dire al vicino - basta, smettila. Vattene, siamo più forti noi -". "Noi siamo più forti. Quelli di noi che ragionano con un noi plurale, che sono contenti di essere diversi, che siamo diversi gli uni dagli altri e vogliamo stare insieme perché siamo diversi, perché poi il mondo dei razzisti è profondamente noioso, non è solo sbagliatissimo. È anche una roba insopportabile. Noi vogliamo essere diversi e vogliamo studiare e sapere cosa è accaduto. Dobbiamo tenerlo bene in testa. Io non so se posso qui parlare di quel suo predecessore molto molto bravo che si chiama Matteo Marani" "Come no, avevo preparato proprio un punto su questo" "Dica allora, dica lei". "Allora, tra le cose che secondo me per aumentare la conoscenza vanno secondo me lette, seguite e in questo caso viste, c'è un documentario che Matteo Marani, che a mio parere è uno dei più grandi giornalisti che si occupano di, oltre che di altro, ma di inchiesta storica, di storia dello sport, in questo momento è presidente della Lega Serie C. Aveva realizzato, da vice direttore quando era Sky, un documentario dal titolo - Lo sport italiano contro gli ebrei -. Perché nel 1938 quando sono state emanate le leggi anti ebraiche, vuol dire che da un giorno all'altro ragazzi come voi perdevano tutti i diritti in quanto ebrei. Venivano presi, non era più possibile fare le attività come gli altri, i genitori, i ragazzi venivano deportati, ci sono morti, morti, tantissimi morti per quello che accade nel 1938. Ecco, quella cosa lì, nel mondo dello sport venne tradotta in una applicazione da parte del CONI, delle società sportive in modo rigidissimo delle leggi anti ebraiche. Agli ebrei non veniva consentito di fare sport, non potevano più andare a nuotare, al circolo tennis, non potevano competere". "Non potevano fare il salto in lungo. Prima vi ho parlato di salto in lungo, di salto in alto, di nuoto, niente" "Esclusi da tutto" "Niente" "Pensate che cosa può voler dire ancora oggi ai figli di chi...ai nipoti di chi ha perso un padre, una madre, un nonno, un bisnonno in un campo di concentramento sentir dire in uno stadio la parola ebreo usata in quel modo e venire insultati con la parola ebreo. Ecco perché dico della conoscenza. Abbiamo citato il nostro Matteo Marani, un lavora a cui lei in quel caso diede un contributo. Quindi rivedere queste cose, leggere, informarsi è fondamentale per contribuire a dire - no, non possiamo accettarlo - e per estirpare queste erbacce, come ha definito prima il professore". "Ci sono dei ragazzi ebrei che sono stati espulsi dalle società di atletica, che non hanno più potuto fare le gare di nuoto, che non hanno più potuto tirare a pallone, che non hanno più potuto fare a pugni all'interno della boxe, non come attività di tipo bullistico. Scartati, messi da parte, incapsulati in un mondo che era diverso da quello di tutti gli altri distante. E poi alcuni di loro sono stati presi, caricati sui treni, portati ad Auschwitz e lì, siccome specialmente quelli piccoli, più giovani, portati immediatamente nelle camere a gas. È una cosa inconcepibile. Tutto perché erano ebrei. E oggi sentire nello stadio, perché negli stadi di calcio soprattutto che accade questo, più che in altri campi sportivi. Sentire la parola ebreo che viene utilizzata come un insulto e per deridere è come se qualcuno vi stesse addosso con il coltello e scavasse in una ferita che sta cercando di rimarginarsi, di cicatrizzarsi piano piano e poi getta disumanità su chi fa questo. Il razzista di per sé, nella misura in cui odia, detesta, sbeffeggia deride una parte di umanità, è disumano. Esce dal nostro dal circolo nel quale siamo tutti quanti. E su questo l'attenzione deve essere continua, continua, ferma. Se posso dire cioè un mi sono portato il ritaglio e non faccio nomi ma otto giorni fa, di fronte a cori razzisti in uno stadio, un allenatore ha usato queste parole: - non è razzismo ma maleducazione -. Cioè un coro razzista che incitava a fare della violenza, trattare in modo peggiore un giocatore, è stato paragonato come la persona che calpesta una primula in un aiuola, come maleducazione. No, devono essere più energiche le dirigenze, devono essere più dure, più toste. Devono far capire che loro tengono all'umanità". "Ha citato un punto secondo me molto importante, cioè la giustificazione di questi atteggiamenti, di questo comportamento razzista sulla base di una volta la maleducazione, in un altro caso, forse più frequente ancora, dell'ignoranza, Cioè ma sono ignoranti, non sanno, non sanno che cosa è accaduto agli ebrei, non sanno che cosa dicono quando insultano con la parola ebreo. Ma è un aggravante o può essere una giustificazione l'ignoranza?" "L'ignoranza non si giustifica mai. Queste persone cercano di tenere legate a se una parte, che poi è una parte minore, è una piccola parte della tifoseria ma bisogna che l'altra parte che sono le grandi maggioranze delle tifoserie, delle squadre di calcio grandi e piccole, reagiscano con più forza isolando questi qui e spiegando agli allenatori, non a tutti gli allenatori ma gli allenatori con la mente distorta, ai dirigenti con la mente distorta che noi vogliamo andare allo stadio per vedere gli atleti, i calciatori che si misurano con la loro forza, con le loro energie, con le loro capacità tattiche. Non vogliamo andare lì per sentire una lezione di razzismo o di antisemitismo. Bisogna che la parte sana di noi, che è la grande maggioranza, si faccia sentire di più. E bisogna che i proprietari delle squadre diano delle batocchiate sulla testa ai mister che non si comportano per bene. E santo cielo". "A proposito di società va detto che ci sono stati degli esempi positivi di recente. Una delle società che più spesso hanno avuto a che fare con fenomeni di questo genere, parlo della Lazio, dopo un episodio terribile di un tifoso, in quel caso un tifoso che arrivava dall'estero, è entrato allo stadio con una maglietta con scritto Hitlerson 88, quindi citando Hitler e citando il numero 88 in questo caso ovviamente legato al nazismo. Ecco, il tifoso è stato individuato, Lazio lo ha espulso per sempre dal proprio stadio e così come lui anche un paio di altri tifosi che diciamo avevano manifestato con lui nello stesso modo. Questo è un esempio di come si può oggi anche intervenendo attraverso la tecnologia, con le telecamere, con l'individuazione dei responsabili dividere il male dal bene. Ne ho citato uno, ce ne sono è anche altri è capitato, con la Juventus è capitato con la Roma, è capitato con l'Inter di recente, con il Milan. Insomma, ci sono questi esempi positivi e credo sia giusto sottolinearli professore così come si dice ovviamente bisogna fare molto di più". "Si, vanno sottolineati, va tenuto presente che all'estero fanno di più. Che in Inghilterra o in Olanda sono molto più rigidi. Noi abbiamo una legislazione nazionale abbastanza buona, che funziona direi. Quello che manca è l'azione locale immediata a livello di squadre. È come se di fronte a un piccolo principio di incendio di un foglio di carta noi ci mettessimo lì ad aspettare che arrivasse il Canadair a sganciare un badilone, questi enormi che hanno loro di acqua per spegnerlo. Ma gli estintori gli abbiamo. Ci saranno anche qui dentro, ora non li vedo per via della luce, ma ci sono dappertutto. Usiamoli gli estintori. Blocchiamole queste cose sul momento in cui sorgono e dimostriamo che i valori dell'inclusione, dell'eguaglianza e della bellezza della diversità, della grande bellezza della diversità, sono superiori ai disvalori del razzismo e dell'antisemitismo. E per quanto riguarda i giovani ragazzi poi teniamo presente che una parte degli antisemiti, di quelli che fanno i cori antisemiti e razzisti negli stadi, nei campi di calcio crescono facendo i bulli a scuola, in classe. Cioè nell'ambito, quello che può fare intanto la scuola, lo sta già facendo certo ma rafforzare ancora di più la sua azione contro la sopraffazione quotidiana e gli insulti quotidiani". "Abbiamo parlato di conoscenza, abbiamo parlato di scuola. Credo che lo sport possa, attraverso i suoi esempi, contribuire non poco a fare conoscere di più, contribuire a fare sapere quello che è accaduto, quello che spesso purtroppo anche nei programmi scolastici magari arriviamo un po' troppo di corsa a fine anno con la storia del '900 a studiare, e ci sono tante storie di sport legate alla Shoah, una ce l'hai in mano nel libro che vedo lì davanti..." "Questo è il libro di Matteo Marani che si è messo come un segugio a seguire le piste di un allenatore, un ungherese ebreo, Arpad Weisz, che ha allenato l'Inter, ha allenato Il Bologna, ha allenato il Bari e a un certo punto era scomparso dell'Italia. E lui, Marani, io lo ammiro molto, con grande passione è riuscito a trovare e a ricostruire la storia di questo povero uomo e della moglie e dei bambini uccisi ad Auschwitz perché ebrei. Cioè lui, questo che studiava la tattica, ha innovato in modo egregio gli schemi calcistici e di gioco in Italia, vale la pena studiarlo per quello che ha fatto per il calcio italiano, ungherese e non cattolico, ucciso perché classificato di una razza nociva". "Scusi, vi faccio un esempio. Fate conto domani Spalletti, ha appena ha vinto il campionato, Conte, Mourinho, Guardiola, adesso Guardiola non è in Italia, però allenatori di questo livello, da un giorno all'altro, da un giorno all'altro, scomparso, cacciato dall'Italia, allontanato, senza squadra, privato di tutto e morto in un campo di concentramento. Questo è quello che è successo a una persona come Spalletti oggi. Non a uno sconosciuto che, non sarebbe meno grave ovviamente, però per farvi capire dove sono arrivate le leggi antiebraiche in Italia, quello che hanno provocato e quello che oggi possono provocare a chi sente la parola ebreo abbinato in uno stadio o dovunque come un insulto, come un segno ulteriore di discriminazione rispetto a quello che è già accaduto. Questo è quello di cui stiamo parlando. Per quello che dico che leggere, sapere, informarsi su queste cose è fondamentale. E un libro come questo, così come l'opera del professor Sarfatti, è veramente fondamentale. Perché poi il professore lo avete sentito adesso parla come credo piaccia a tutti noi, cioè si capisce, è uno facile, uno che gli piace l'esempio, uno che gli piace esprimersi come parliamo tutti i giorni. E grazie a persone come il professore e lo invito, e lo inviteremo ancora Sky, a parlare di queste cose. Credo che si possa arrivare a conoscere e se conosci non usi la parola ebreo come un insulto. Professore le lascio la chiusura". "Io come chiusura ci ho pensato prima di venire qua. La lancio come proposta, perché voi come Sky Sport o voi come associazione dei giornalisti sportivi non organizzate in qualche modo un premio o un riconoscimento annuale alla squadra di calcio che fa di più contro il razzismo e l'antisemitismo. Non solo al calciatore che segna più reti, non solo ovviamente poi c'è lo scudetto per chi è più bravo e vince il campionato ma anche un riconoscimento a chi agisce perché la civiltà arrivi in tutti gli ordini delle gradinate, delle curve, perché diventi, torni ad essere bellissimo l'andare allo stadio e gridare per i propri idoli, incitarli e non sentire questi slogan rognosi e bifolchi intorno". "Prendo questo invito, sicuramente lo accoglieremo, come vogliamo accogliere questo invito per sottolineare il positivo di chi già sta lavorando per fare in modo che le cose cambino. Grazie a tutti voi e grazie al professor Michele Sarfatti".

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