Sacchi per l'umido domestici, shopper, imballaggi alimentari, piatti, posate, bicchieri, articoli per l'igiene, oggetti di uso quotidiano. La filiera delle bioplastiche compostabili negli ultimi decenni, in Italia, si è affermata come sistema economico complesso, che non si esaurisce cioè unicamente in ambito industriale ma coinvolge diversi altri settori: raccolta, gestione dei rifiuti e compostaggio. È quindi ormai una risorsa consolidata per il Paese, eppure negli ultimi due anni ha subito una considerevole contrazione. "Le problematiche principali riguardano in modo particolare la competitività delle nostre imprese e soprattutto alcune normative che, in assenza oppure senza l'efficacia di queste normative, rischiano di penalizzare quella che è la nostra filiera". Non è rassicurante lo scenario che emerge dal secondo forum italiano delle bioplastiche compostabili. Eppure sono in crescita le attività di riciclo organico, forse perché coscienti che produrre biogas e compost da rifiuti organici e da compostabili certificati vuol dire valorizzare parte dei rifiuti domestici, ridurre l'uso dei fertilizzanti chimici e anche la quantità di rifiuti inviati in discarica. "Dobbiamo mettere il cittadino nelle condizioni di riconoscere un imballaggio compostabile. Il marchio che noi abbiamo presentato oggi è uno strumento che il sistema delle bioplastiche e i produttori mettono a disposizione del cittadino e delle pubbliche amministrazioni per riconoscerli in maniera semplice". Insomma il riciclo dell'umido è un progetto concreto di economia circolare, in cui però non mancano forme di illegalità o di dumping. Per questo va tutelato. "Serve sicuramente maggiore chiarezza, una definizione, per ottenere una trasparenza e una correttezza sul mercato, che poi Pina Esposito, Sky TG 24. .