Mutande, scarpe, suole, preservativi, assorbenti, pneumatici e plastica sotto varie forme: anche un pannello per l'edilizia su cui aveva attecchito la vegetazione. Un uccellino aveva persino usato del nylon per costruire il suo nido. È durato due anni il progetto Clean Alpes dell'European Research Institute, il primo al mondo che ha riguardato le analisi dei rifiuti in plastica trovati in montagna. 810 volontari hanno attraversato 488 km di sentieri in quota, di tutto l'arco alpino occidentale, ghiacciai esclusi. 46 vallate, 27mila metri di dislivello complessivo con questi risultati. "Oltre 200 kg, 420 grammi a Km su quasi 500 km. È tantissimo perché i rifiuti che abbiamo trovato sono in gran parte leggerissimi: fazzolettini di carta, confezioni di pacchetti di caramelle quindi cose che non pesano nulla. 420grammi a km è un'enormità". Soprattutto plastica? "Soprattutto plastica come numero, come peso, molte scatolette per esempio, ma soprattutto questi materiali molto vecchi degli anni '70-'80". Siamo più o meno incivili di 40-50 anni fa? "La percezione sicuramente è migliorata e quindi le persone non buttano volontariamente molti materiali. Come possiamo vedere in queste immagini girate ai piedi del Colle della Terra nel Parco del Gran Paradiso, sotto una roccia, abbiamo trovato più di 10 kg di materiale molto vecchio. Questo è tutto fine anni '70. Ecco, oggi, una cosa di questo tipo non capita ma abbiamo molti più oggetti quindi è molto più facile lasciare rifiuti". "È importante non solo raccogliere i rifiuti ma anche contarli. Contarli vuol dire esattamente capire la dimensione, l'entità del problema. La dimensione in termini numerici e in termini di quantitativi complessivi". Questo progetto continuerà e in che modo? "Continuerà su tutto l'arco alpino, per cui, su tutta la parte restante del territorio italiano dell'arco alpino. L'idea poi è quella di proseguire anche sugli altri versanti non italiani dell'arco alpino, l'Appennino italiano e l'Himalaya. E altre zone, diciamo così, di alta, di alta quota".