Si scrive biodiversità, si legge sopravvivenza. Sopravvivenza e conservazione delle specie animali, vegetali, dei microrganismi presenti nei nostri mari, nei nostri territori. La biodiversità è la diversità della vita, dal singolo gene alle specie, fino ai livelli più complessi: gli ecosistemi. Senza la varietà delle forme viventi scompare la vita stessa perché perde la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Slow Food si occupa della biodiversità che contribuisce all'agricoltura e alla produzione del cibo ma anche la diversità culturale, la storia, la lingua, i valori, i rituali e i comportamenti dei popoli e in particolare i saperi che hanno permesso ai contadini di selezionare e adattare vegetali, animali, tecniche colturali e di allevamento ai vari contesti ambientali, di trasformare e conservare le materie prime. "Biodiversità è tutto ciò che vediamo, tutte le razze, le varietà tipiche, tradizionali, che caratterizzano i nostri territori ma biodiversità è anche tutto ciò che non vediamo, che spesso non vediamo, sono i batteri e i lieviti naturali che garantiscono le fermentazioni di formaggi, di pani, di vini ma anche tutti quei microrganismi che compongono la fertilità del suolo e che permettono ai nostri suoli di essere capaci di produrre, di produrre il cibo, che consumiamo quotidianamente". Slow Food è stata una delle prime realtà della società civile a focalizzare la propria attenzione sulla biodiversità domestica, ed è la prima in assoluto ad aver considerato le tecniche e i prodotti trasformati come parte integrante della biodiversità da salvare. Tutto è connesso. Ciò che accade nel regno dei microrganismi influenza l'agricoltura, la salute delle piante, degli animali e dell'uomo. La biodiversità permette ai sistemi agricoli di superare shock ambientali, cambiamenti climatici e pandemie. "Gli obiettivi forti della strategia Farm to Fork e Biodiversità 2030 dovrebbero essere in questo momento strumenti per condividere politiche comuni, per quanto nazionali, tra tutti gli Stati membri, per cercare di raggiungere quella neutralità climatica del 2050 che è un obiettivo, non ambizioso, ma indispensabile perché probabilmente è l'ultima spiaggia.