La Cop 28 di Dubai arriva a metà strada, le parti tracciano un primo bilancio si fermano per 24 ore e prendono la rincorsa per l'ultimo tratto da percorrere il più difficile, accompagnati da una notizia attesa, il 2023 sarà l'anno più caldo mai registrato. Cerca allora di dare una scossa Simon Steele cioè il Segretario della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. I negoziatori stanno mettendo a punto il testo che presenteranno ai Ministri competenti che torneranno a Dubai saranno anche loro a lavorare sulle questioni rimaste aperte. I nodi riguardano soprattutto la finanza climatica e le emissioni, sulla prima i Paesi del Sud del mondo, quelli cioè che non hanno contribuito a creare la crisi chiedono più soldi, le promesse arrivate finora spiegano, sono noccioline rispetto a quello che serve per adattarsi ai cambiamenti. Un punto su cui sembra ci sia accordo riguarda le rinnovabili triplicarle entro il 2030, raddoppiando l'efficienza energetica, è un impegno però serve a poco se non è accompagnato da una drastica riduzione delle emissioni. Ecco allora il nodo delle fonti fossili metterle nel testo e se si con quale formula, il phase down cioè la riduzione graduale oppure il phase out l'eliminazione. Per quest'ultima spingono ad esempio Stati Uniti ed Unione Europea con una clausola per i settori più difficili da decarbonizzare l'Arabia Saudita invece dice no a entrambe le formule, ci sarà tempo per vedere se e dove si troverà l'accordo e quanto andrà per le lunghe il negoziato.