Il nuovo obiettivo di finanza climatica è ancora lontano dall'essere raggiunto alla Cop29 di Baku. L'aggiornamento della somma da destinare nei prossimi anni ai Paesi in via di sviluppo per finanziare la transizione e l'adattamento alla crisi climatica vede ancora molte parti scontente. Mancano poche ore per decidere un testo che definirà le regole e il perimetro della finanza climatica per i prossimi 10 anni. Nell'ultima bozza c'è un riferimento alla cifra che i Paesi più deboli chiedono dall'inizio, quei 1.300 miliardi indicati da studi indipendenti, ma è un mero invito a mobilitare la somma che arriva a tutti gli attori in campo, pubblici e privati. Tutti gli attori che, tra l'altro, è una formula inedita nei testi sul clima e che può comprendere Stati, banche e aziende. È sul passaggio successivo della bozza che si concentra l'attenzione di tutti allo Stadio Olimpico di Baku, dove si va ai tempi supplementari. La Cop, si legge, decide, una formula più forte nel linguaggio diplomatico, di mobilitare per i Paesi sviluppati la somma di 250 miliardi all'anno fino al 2035. Da dove dovrebbero arrivare? Da un'ampia varietà di fonti, pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, comprese fonti alternative. E devono essere i Paesi sviluppati ad avere un ruolo di leadership. La principale rete di ONG parla di un insulto e di noccioline rispetto ai veri bisogni. Per un gruppo indipendente di esperti la cifra non è sufficiente e bisognerebbe arrivare almeno a 300 miliardi. Mentre si smontano i padiglioni, stringe il tempo per trovare un terreno comune.