Siamo sul versante sud del massiccio del Monte Rosa e quello che vedete è ciò che resta del ghiacciaio del Flua, solo una distesa di pietre e detriti macchiata da sparuti cumuli di neve, figli di una nevicata tardiva. Nell'ottocento qui c'era una massa di ghiaccio grande quanto 112 campi di calcio. "Il ghiacciaio del Flua si è estinto nel 2017, è un vuoto e ci racconta di come saranno le montagne in alta quota al di sopra dei 3500 metri dopo il 2050. Grandi vuoti, fatti di ecosistemi che si ricostruiscono, di crolli e si spera non di luoghi dove si andranno a costruire nuove infrastrutture". Questa è la tappa piemontese della Carovana dei Ghiacciai 2024, la campagna di Legambiente per monitorare lo stato di salute di questi grandi malati della montagna lungo tutto l'arco alpino. La neve generosa dell'inverno e della primavera scorsi non ha arrestato il declino degli ultimi 20anni. "Una rondine non fa primavera, nel senso che la neve caduta non ha impedito il ritiro e la riduzione di spessore in alcune situazioni e in altre ha mantenuto un pareggio, quindi ci sarà una riduzione, inferiore agli anni scorsi, ma comunque nessun avanzamento". Altro effetto del cambiamento climatico è l'aumento degli eventi meteo estremi in quota, sono 101 quelli registrati nei primi sette mesi del 2024, mai hai così tanti, Veneto, Lombardia e Piemonte le regioni più colpite. "Dobbiamo essere concentrati sull'adattamento perché il cambiamento climatico provoca questa instabilità, quindi dobbiamo essere consapevoli delle aree che sono pericolose e quindi frequentarle con un criterio di sicurezza". "Siamo ancora in tempo?" "Siamo ancora in tempo perché le conoscenze scientifiche ci permettono di progettare il futuro in maniera sostenibile, però dobbiamo cominciare a farlo subito".