L'eco di queste note, è l'urlo di dolore dei ghiacciai, una metafora per la carovana di Legambiente in tour nelle Alpi. Appassionati e scienziati si sono riuniti per lanciare un segnale davanti alla Marmolada, teatro della recente tragedia e perciò ghiacciaio tuttora interdetto. "Siamo tornati sui ghiacciai del 2020, ne abbiamo osservato una incredibile accelerazione dei fenomeni che in alcuni casi stanno collassando, in altri casi si stanno ritirando in modo inimmaginabile. Le fronti sono sconquassate fanno un'enorme pena". "Di fatto il ghiacciaio della Marmolada è il primo grande ghiacciaio dal punto di vista simbolico soprattutto, che scomparirà". "Se nel corso del Novecento la media di arretramento oscillava tra i 3 e i 5 ettari all'anno, adesso negli ultimi 10-15 anni abbiamo una media di arretramento e quindi di riduzione della superficie di oltre 10 ettari l'hanno. Il che significa che il ghiacciaio che già è ridotto all'80% della sua superficie di inizio secolo di inizio 900, ormai è destinato a scomparire nei prossimi decenni". Un ghiacciaio è come un grande fiume che si muove molto molto lentamente ed è per questo che qui il cambiamento climatico è drammaticamente visibile, sfociato il 3 luglio scorso in una tragedia che ha portato alla morte di 11 persone. "Che sono fenomeni così detti "parossistici", che si verificano improvvisamente quando un limite di rottura legato a diverse componenti si verifica, la situazione peggiore che io abbia mai visto da quando mi occupo della Marmolada, cioè da fine di anni 90. Possiamo immaginarci che questa situazione sia sempre peggiore addirittura negli ultimi anni quando abbiamo avuto inverni nevosi, questo è stato quasi controproducente. Molta neve è stata portata via dalle valanghe e non ha alimentato proprio il corpo glaciale". "Il ghiacciaio non è altro che una spia è un'allerta per noi, scomparirà però questo sacrificio serve a noi per capire che dobbiamo cambiare direzione".