Base essenziale dell'economia, della società e dell'ambiente, un suolo sano produce alimenti, accresce la capacità, di resistere agli eventi meteorologici estremi, siccità e inondazioni, è una risorsa vitale ma limitata, non rinnovabile, di fatto, insostituibile. Anche quest'anno gli ISPRA, il sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, hanno fotografato l'evoluzione del territorio. Il quadro è preoccupante. I dati mostrano che nel 2024 in Italia sono stati coperti da nuove superfici artificiali, quasi 84 chilometri quadrati, il valore più alto dell'ultimo decennio. Lombardia, Veneto e Campania, le regioni in cui il consumo di suolo è maggiore. Allarmante il raffronto con gli altri paesi europei. In Italia, infrastrutture, edifici e altre coperture artificiali occupano più del 7% del territorio, mentre la media europea è del 4,4%. La maggior parte di suolo consumato, il 56% è rappresentato da aree destinate a nuovi cantieri, ma anche la porzione di suolo destinato all'installazione di nuovi pannelli fotovoltaici è quadruplicato e nelle aree protette sono andati persi circa 80 ettari, meno della media nazionale, certo, ma in aumento rispetto allo scorso anno. Fenomeno in accelerazione, il consumo di suolo richiede interventi mirati, occorre contenere l'espansione urbana e al contempo, promuovere il ripristino ecologico per invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile al paese. .























