Il tempo a nostra disposizione sta finendo. È il grido d'allarme lanciato nel settimo rapporto annuale dell'ASviS l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. L'Italia, dicono i numeri, è in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'agenda 2030 dell'ONU, meglio noti con l'acronimo SDGs. Nonostante i miglioramenti registrati dal nostro paese fra il 2010 e il 2021 (soprattutto in tema salute, educazione, uguaglianza di genere, ed energia) negli ultimi due anni e mezzo ci sono stati clamorosi rallentamenti sul percorso verso l'agenda 2030. Per 10 dei 17 SDGs infatti l'Italia ha registrato nel 2021 livelli al di sotto di quelli del 2019. Dalla lotta alla povertà alla gestione sostenibile delle risorse idriche il paese non sembra aver ancora superato gli effetti negativi causati dalla pandemia che ha di fatto rivoluzionato le abitudini di tutti. La guerra in Ucraina e la crisi energetica di questi mesi poi stanno aggravando la situazione e aumentando così le disuguaglianze sociali. Sono solo due gli obiettivi per cui il nostro paese ha registrato nell'ultimo biennio dei passi in avanti, vale a dire il numero 7 relativo a energia pulita e accessibile e il numero 8 che racchiude in sé il duplice obiettivo di lavoro dignitoso e crescita economica. Questo è stato possibile soprattutto grazie all'utilizzo di energia sempre più derivante da fonti rinnovabili e grazie all'aumento di investimenti per il mondo del lavoro. Proprio su nuove misure e quindi su nuovi modi di vedere il mondo insiste l'ASviS. Siamo in emergenza, sottolineano, e proprio ora occorre un grande cambiamento innescato dalla politica e dalle istituzioni. Un cambiamento però che deve essere anche e necessariamente culturale.