Gli investigatori non hanno dubbi, Laura Ziliani, la vigilessa bresciana scomparsa da Temù lo scorso 8 Maggio e ritrovata tre mesi dopo, lungo il fiume Oglio, è stata uccisa da due delle sue tre figlie, Silvia e Paola Zani, di 27 e 19 anni, con la complicità del fidanzato della più grande, Mirto Milani. Troppi dettagli che non tornavano, nella ricostruzione fornita dalle figlie. L'allarme dato troppo presto, il telefono cellulare di Laura, trovato in cantina a Temù, le scarpe e i jeans della donna, secondo la ricostruzione dei Carabinieri, portati in un secondo tempo, lungo il percorso che Laura avrebbe dovuto fare. Inoltre, quella passeggiata, fra i monti della Val Camonica, secondo gli inquirenti, non c'è mai stata. La mattina del 8 maggio, Laura Ziliani, con ogni probabilità, era già morta. "Il cadavere viene rinvenuto lungo le sponde del fiume Oglio, l'8 agosto. I preliminari accertamenti medico-legali, ci dicono che il cadavere era conservato abbastanza bene. Riteniamo dunque che, come ipotesi investigativa, probabilmente, possa essere stato occultato in un altro luogo, rispetto a quello del rinvenimento. Luogo che ne ha preservato la contaminazione e il deterioramento". L'autopsia ha accertato che la donna aveva ingerito benzodiazepine, quindi, l'ipotesi, è che sia stata narcotizzata e successivamente uccisa e portata all'esterno dell'abitazione. Gli investigatori, ora lavorano sul movente, che sembra di natura economica. Dopo la morte, nel 2012, del marito, la Ziliani aveva ereditato alcuni immobili. Proprio la gestione del vasto patrimonio immobiliare, sarebbe stata più volte oggetto di discussioni in famiglia, come hanno testimoniato anche i parenti della vittima. Da lì, la decisione di uccidere la donna, per risolvere i rispettivi problemi economici, meditando da tempo e nei minimi dettagli, come agire. L'accusa, per tutti e tre, è omicidio volontario e occultamento di cadavere.