Apparso stanco e confuso, il 39enne non ha risposto alle domande del magistrato. Nel corso dell’udienza di convalida del fermo, presso la casa circondariale di Padova, dove l’uomo accusato del delitto della compagna Giada si trova in custodia cautelare da giovedì notte, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ accusato di omicidio volontario aggravato. Secondo gli investigatori, non si sarebbe infatti trattato di un gesto estremo da parte della giovane donna, ma di un caso di femminicidio, l’ennesimo registrato in Veneto in pochi mesi, dopo le drammatiche vicende di Giulia Cecchettin e Vanessa Ballan. La 34enne, giovedì pomeriggio, non si sarebbe gettata volontariamente dal cavalcavia di Vigonza che si affaccia sull’autostrada A4, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, ma sarebbe stata gettata dal compagno al culmine di una violenta lite durante una passeggiata. Una lite scaturita, sembra per decisioni da prendere circa l’affidamento del figlio della coppia. I due erano in procinto di lasciarsi, per scelta di Giada. La 34enne pochi giorni fa aveva deciso annullare le nozze con il compagno. La versione dei fatti fornita dal 39enne giovedì scorso non aveva convinto gli investigatori. Troppe le incongruenze dl suo racconto, fino alla parziale e confusa ammissione delle proprie responsabilità. "Signor questore, conferma la presenza anche di graffi e piccole ferite sul volto dell'uomo?". "Visivamente subito i colleghi poliziotti hanno anche notato, appunto, questo tipo di graffiti, di escoriazioni". "Non è chiaro se la ragazza sia stata gettata viva, morta, oppure tramortita". "Infatti le risposte che giungeranno dall'esame autoptico saranno, appunto, proprio in questa direzione". Per l'indagato è stata confermata la misura cautelare in carcere.























