Bandiere arcobaleno, tacchi altissimi, parrucche, trucchi coloratissimi e poi musica, balli e allegria. Ci sono tutti gli ingredienti tradizionali del gay Pride. In questa venticinquesima edizione romana celebra anche i 50 anni dalla scintilla del movimento, i moti di Stonewall a New York, con gli scontri tra omosessuali e polizia. Ma ci sono anche mani tinte di rosso alzate al cielo, cori e striscioni contro il Governo, perché il corteo promosso dal circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, quest'anno più che mai è politicamente impegnato contro il senatore leghista Pillon, firmatario di un discusso DDL sulla famiglia, contro il ministro Fontana, che nega l'esistenza delle famiglie gay, contro le istanze oscurantiste in atto, come dicono i manifestanti. "I tempi che abbiamo davanti sono sempre più scuri, dice il portavoce del circolo" Sebastiano Secci, "lottiamo con chiunque combatta per costruire una società migliore". Tanti gli esponenti politici presenti: della Sinistra, del PD, di + Europa, e anche di 5 stelle. Il vicesindaco di Roma, Luca Bergamo rappresenta l'amministrazione, "c'è bisogno di progredire nel riconoscimento dei diritti delle persone, senza discriminazioni" dice. Una ventina i carri che sfilano dalle 16 fino a sera C'è la CGIL, ci sono grosse aziende di cui una con tutti i suoi dipendenti. e c'è perfino l'ambasciata britannica. Immancabili le drag wueen e le canzoni di Madonna. Nostra la storia, nostre le lotte, lo slogan scelto quest'anno e che ha visto insieme in piazza 700mila persone.