"Se noi siamo qui oggi è grazie alle prime donne che vent'anni fa si sono cimentate in questa esperienza, potendo essere e sperando di essere un esempio per le donne del domani". Non solo militari ma soprattutto portatrici di pace e sicurezza. Perché le donne in divisa sono indispensabili per parlare con quelle donne che vivono in Paesi dove sono vietati i contatti con gli uomini. Perché le donne soldato possono interagire in modo più significativo con chi ha subito stupri, vere e proprie armi di guerra. Perché le donne delle nostre forze armate hanno la sensibilità necessaria per avvicinare i bambini traumatizzati. Insomma, le 400 militari italiane attualmente impegnate negli scenari hanno gli stessi ruoli dei loro colleghi uomini, ma in più svolgono un ruolo cruciale nella ricostruzione post-bellica. "Sono stata il primo Comandante di Gruppo Volo dell'Aeronautica dal 30 dicembre del 2019". "Ho pregresse esperienze in Afghanistan, in Libano, in Kosovo". "Sono diventata la prima donna ad aver conseguito il Brevetto di Abilitazione Anfibia presso l'allora comando forze da sbarco". "Abbiamo voluto fare uno sforzo in più, cioè quello di dimostrare come il modello italiano sia esportato in tutte le missioni in cui i nostri contingenti e i nostri militari, uomini e donne, vanno a operare". "Ed è proprio questo il valore aggiunto delle Forze Armate, entro e fuori i confini nazionali". Il numero di donne all'interno delle nostre forze armate si ferma però ad uno scarso 7%, a differenza di altri Paesi europei che fanno segnare un 12% di presenze. "Ho avuto una grande esperienza come Comandante di Gruppo, dalla chiusura dell'Afghanistan e l'evacuazione del personale afghano fino alla crisi in Ucraina". "Ho avuto la possibilità di comandare un nucleo operativo radiomobile, due compagnie carabinieri e, per la prima volta, addestrare le forze di polizia femminili sia a Gibuti che a Baghdad". "Alle ragazze che entrano oggi in Marina e comunque in tutte le forze armate dico di conseguire il proprio obiettivo che si sono prefissate in testa, di portarlo a termine e di andare avanti, perché oggi l'integrazione possiamo dire che è quasi pienamente riuscita".