Il paese è sotto choc, ferito e diviso, mentre una stretta cerchia di fedelissimi, ora indagati, proteggeva il boss e in tanti ne ignoravano la presenza. Qualcuno, il no alla mafia, in questi anni lo ha messo in musica, e scoprire che il latitante più ricercato al mondo si nascondeva vicino casa, suona come una beffa. "È stato uno choc, perché fondamentalmente tutti sapevamo, comprese anche diciamo gli inquirenti, che Matteo Messina Denaro si nascondesse qua in zona. Io stesso mi aspettavo fosse nascosto in qualche cascina in mezzo alle campagne, no? Ma sicuramente che andava a fare la spesa alla Coop non ce lo aspettavamo. Vedo dei commenti, anche sui social, che ci vogliono tutti omertosi. Secondo me, su 10 persone, 9 persone e mezzo sono delle persone che, se l'avessero visto, avrebbero sicuramente denunciato." La nuova canzone degli Shakalab, scritta in collaborazione con Giuseppe Anastasi, e in uscita in queste ore, dal titolo: "Cosa Vostra", è dedicato al piccolo di Matteo, che Messina Denaro ordino di sciogliere nell'acido. "È chiaro che cantare certi pezzi nelle piazze, come a Castlvetrano, a Campobello e in tanti altri paesi, fa un certo effetto e però per noi è molto più bello, perché le facce chiaramente non sono quelle del pubblico reggae, ma sono delle facce che vanno dalle persone comuni, fino a quelle magari che hanno la faccia un pochettino più sospetta, ma è più figo cantarglielo in faccia, insomma." La mafia è un termine ricorrente nel repertorio di questo collettivo reggae. La mafia sbeffeggiata e derisa, un po' come faceva Peppino Impastato dalla sua "Radio Aut". "Peppino Impastato che diceva che la mafia è una montagna di merda, che non bisogna parlare della mafia in termini epici, un po' come fanno le fiction televisive. Noi per esempio nelle canzoni li prendiamo un po' in giro, ecco. Diciamo giocando molto sui loro punti deboli, come la mascolinità per esempio, no? Come diceva Falcone, la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani, ha un inizio e avrà anche una fine. Non ci dobbiamo sostituire agli inquirenti, dobbiamo semplicemente contrastare una mentalità e una cultura mafiosa, che ha avuto modo di crescere e proliferare qua in zona per diversi motivi, tra cui anche l'assenza delle istituzioni.".