Alle 16:37 un minuto di silenzio per ricordare l'attentato terroristico avvenuto a Milano nell'atrio della Banca Nazionale dell'Agricoltura quando un potente ordigno esplose causando la morte di 17 persone e il ferimento di decine e decine di cittadini e lavoratori. È il giorno della memoria per questa città che non dimentica ma anche per tutta l'Italia che da quel 12 dicembre 1969 sprofondò negli anni di piombo, dello ostracismo e delle bombe che insanguinarono il nostro paese. Corone di fiori sono state deposte sul marciapiede davanti a quell'insegna della sede della banca che è rimasta com'era, quella fredda giornata di dicembre quando c'erano ancora tanti impiegati al lavoro assieme a mediatori e agricoltori, alle prese con i conti di fine anno impegnati nel chiudere le transazioni. E chi c'era ha vissuto il devastante lutto della perdita di un familiare. "Io quel giorno ero a scuola, sono tornato intorno alle 17 e mi ricordo che verso le 18 venne a casa mia il nonno materno, il quale ci comunico che in radio, a Gazzettino Padano, avevano detto che in Piazza Fontana era scoppiata una caldaia". La sentenza, che ha messo la parola fine ai lunghi processi sulla strage, ai depistaggi e insabbiamenti, ha stabilito che i responsabili furono gruppi di estrema destra di stampo neofascista, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in un messaggio ha parlato di deviazioni e colpevoli ritardi che hanno impedito che i responsabili venissero chiamati a rispondere dei loro misfatti. E antifascista è questa Piazza, ha dichiarato il sindaco di Milano Giuseppe Sala. "La nostra, in sintesi una piazza antifascista, proprio in quanto antifascista la nostra è una piazza piena di sì". Sala ha poi deciso di assegnare a Licia Pinelli, che da poco è venuto a mancare, vedova del ferroviere Pino accusato ingiustamente di essere l'autore della strage, l'ambrogino d'oro, la massima onorificenza cittadina. Con un applauso è stato così ricordato anche l'anarchico, la diciottesima vittima di Piazza Fontana, come lo definì, l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, morto precipitando da una finestra della Questura di Milano dove era stato trattenuto e sottoposto a interrogatorio in circostanze mai del tutto chiarite.