La gigantesca gru viene abbassata, la piattaforma oscilla spinta dalle forti raffiche di vento, le motovedette che sorvegliano costantemente l'area del naufragio rientrano in porto. Solo quando il mare tornerà calmo dalle chiatte galleggianti Ebolift 02 e 10 verranno immersi in Rov per ispezionare a 49 metri di profondità l'area intorno al relitto del Baesian. Si procede con cautela con l'ausilio di mezzi radiocomandati. Non si immergono uomini da quando venerdì scorso un sub impegnato nelle operazioni di recupero, ha perso la vita, secondo i risultati dell'autopsia a causa di un'esplosione che si sarebbe verificata quando il cannello utilizzato per tagliare l'albero ha attraversato alcune sacche di idrogeno. Le operazioni procedono adesso a rilento. Il recupero del relitto inizialmente previsto intorno al 18/05 slitta di almeno una settimana, mentre sulle cause della tragedia si prepara un'accesa battaglia legale nelle aule dei tribunali. Diverse le inchieste avviate non solo dalla Procura di Termini Imerese competente per territorialità. Dal rapporto del Marine Accident Investigation Branch, organismo del governo britannico che indaga sui disastri che coinvolgono imbarcazioni del Regno Unito, emergono due dati tra i tanti interessanti. La vulnerabilità del veliero a venti estremi come quelli che hanno colpito la zona il 19/08, confermando il nesso tra la tempesta e la tragedia costata la vita a sette persone e il ritardo nel lanciare l' SOS da parte del marinaio di guardia quella notte. Uno dei tre indagati insieme con il comandante e con l'ufficiale di macchina. Il rapport britannico sostiene dunque che le cause del naufragio sono da cercare nella forte velocità dei venti nel ritardo nel lanciare l' SOS, ma ricorda anche che un'inchiesta è in corso da parte della magistratura italiana, e che queste conclusioni potrebbero essere modificate dai nuovi elementi che emergeranno dopo il recupero del relitto.