"Abbiamo vinto al 77%!". Dopo anni di battaglie diventa legale a San Marino l'interruzione volontaria di gravidanza. Il referendum propositivo, svoltosi ieri nella piccola Repubblica, ha decretato la vittoria schiacciante del SI, con il 77,28% dei voti rispetto al 22,72% dei NO. Ora il Congresso di Stato dovrà redigere entro sei mesi un progetto di legge per normare l'IVG. La vittoria è un momento storico e molto atteso dalle donne di San Marino, che venivano ancora punite con pene fino a tre anni di reclusione in caso di interruzione volontaria di gravidanza e che, quindi, in caso di necessità erano costrette ad affidarsi alla Sanità pubblica italiana. Valentina Rossi, dell'Unione Donne Sammarinesi, l'associazione promotrice del referendum, ha detto: abbiamo un diritto in più, ora inizia una strada meravigliosa, perché con un SI così determinato potremo finalmente avere una legge anche qui a San Marino. E diritti in più anche in Svizzera, dove ieri si è svolta un'importante consultazione referendaria: quella sul matrimonio civile per tutti. La vittoria del SI dà il via libera al matrimonio delle coppie omosessuali. Lo scarto tra i due schieramenti è stato notevole: 64,1% di SI contro il 35,9% di NO. La legge elvetica consentirà la celebrazione del matrimonio anche per gli stranieri non residenti. Le coppie omosessuali non solo potranno sposarsi ma anche adottare congiuntamente un bambino. Le donne avranno il via libera per accedere alla procreazione medicalmente assistita tramite la banca del seme. Un'importante pietra miliare della storia dei diritti in Svizzera, così i promotori hanno salutato l'esito referendario, mentre le associazioni più conservatrici hanno definito quello di ieri un giorno nero per i bambini. Infine, sempre più a nord, in Islanda, dove per un momento dalle elezioni legislative di domenica sembrava uscito il primo Parlamento in Europa composto per la maggioranza da donne, ben il 52% dei seggi. Sarebbe stato un evento epocale, poi il riconteggio dei voti ha lasciato l'amaro in bocca: in una delle sei circoscrizioni dell'isola tre donne hanno perso il seggio che pensavano di aver ottenuto. Le donne elette non sono più 33 su 63 Parlamentari, bensì 30, pari al 47,6%.