"Per molto tempo era anche l'unico modo che avevamo tutti noi giovani divulgatori per indicare a nuove persone cosa voleva dire fare divulgazione. Per tutti noi credo sia stato, in modo diverso per ognuno, un'ispirazione non solo a fare divulgazione, ma anche a ricordarci del lato più umano dietro alla scienza e di cercare di legare quello che è il nostro percorso di divulgazione, con quello che sono i dibattiti sui diritti, sul mondo intorno che vive la scienza e che ne è protagonista." "Avete un tratto comune, se vogliamo, quello di riuscire a rendere contenuti piuttosto difficili, abbastanza semplici per le persone che vi seguono." "Grazie, in realtà penso che sia in parte anche grazie al continuo dibattito con il pubblico. Spesso la scienza tradizionalmente è rimasta arroccata, lontana dal pubblico e quindi, in questi ultimi decenni, c'è stata un'apertura che ha portato necessariamente anche a un vedere di nuovo, come dicevo, il lato umano dietro. Per me la scienza, anche quando resta difficile, può diventare comunque affascinante. Tutti noi possiamo amare e emozionarci per la musica, anche senza sapere come funziona la composizione. Ma se ci appassioniamo un pochino, possiamo avvicinarci abbastanza da rimanere affascinati da quei discorso riguardo a come funziona davvero la produzione, la composizione musicale. Quindi è così anche per me, almeno per la scienza." "Adrian, abbiamo ancora una manciata di secondi. Più in generale, qual è secondo te l'eredità che ci lascerà Piero Angela?" "Credo che l'eredità più grande sarà quello che riusciremo a fare durante questo secolo che è di gran lunga il più difficile per l'umanità finora affrontato. Quindi le sfide che abbiamo di fronte richiederanno curiosità, immaginazione e una passione non solo verso la scienza, ma verso tutto il nostro universo e credo che Piero fosse una spinta decisiva in questa direzione e se riusciremo a farcela, sarà anche grazie a lui.".