Non solo pronto soccorso e guardie mediche, ambulanze e studi di medicina territoriale. Ora gli episodi di violenza coinvolgono anche quei luoghi di cura interni agli ospedali. La notizia che il reparto di oncologia di Pescara è stato devastato da 40 parenti di un paziente deceduto arriva a pochi giorni dopo le immagini del personale di un intero reparto dell'ospedale di Foggia barricato in una stanza, dopo che due operatori sanitari erano stati aggrediti. Il bollettino del fine settimana viene aggiornato da nord a sud. A Reggio Calabria, una dottoressa del Pronto Soccorso è stata aggredita da un'altra donna che pretendeva di essere visitata subito. A Genova, in poche ore, prima al Galliera un infermiere è stato colpito da un pugno al volto, poi al pronto soccorso di Villa Scassi un'infermiera è stata minacciata con un coltellino. A Mondragone, un 29enne ha prima minacciato la guardia medica, poi ha picchiato l'autista del 118 e danneggiato l'ambulanza. "Si moltiplicano le aggressioni un po' per spirito di emulazione rispetto alle ultime notizie ma soprattutto perché il clima crescente è quello di una tensione di una conflittualità continua legata a dei problemi di insufficienza del servizio". A Vibo Valentia, il prefetto ha deciso di destinare alcuni militari dell'esercito per vigilare sull'ospedale della città. "La repressione purtroppo porterà a ben poco e la militarizzazione degli ospedali è contraria ai nostri principi. Abbiamo necessità di ragionare sulle cause di questo fenomeno per quanto naturalmente la sicurezza degli operatori debba essere sempre tutelata".