A Bergamo vogliono giustizia. Le immagini dei carri militari che portano via le bare delle moltissime vittime del Covid-19 in quella provincia non le dimenticherà nessuno. Le famiglie di quei defunti chiedono di capire come siano andate le cose circa la mancata istituzione di una zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, colpite come e più di Codogno e di sapere chi ha deciso cosa e su quali basi. L'ultimo atto, il più eclatante, è stato quello del comitato “Noi denunciamo”, costituito dai parenti delle vittime che si sono recati in Procura per presentare le prime 50 denunce, insieme alla richiesta di poter incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando sarà in visita a Bergamo il prossimo 28 giugno. Ma la Procura già da tempo lavora con un pool di quattro magistrati per fare luce su quanto è accaduto tra febbraio e marzo, all'inizio della pandemia. Le ipotesi di reato sono delitti contro la salute, fino ad arrivare a epidemia colposa. Il PM titolare dell'inchiesta, Maria Teresa Rota, ha già sentito diverse persone che a suo tempo hanno dato pareri a Governo e istituzioni territoriali sul da farsi. Silvio Brusaferro, Presidente dell'Istituto superiore di sanità, avrebbe detto al PM di aver inviato alla Presidenza del Consiglio una serie di documenti, spiegando cosa avrebbe comportato una mancata chiusura delle valli bergamasche, consigliando di bloccare tutto già ai primi di marzo, cosa che poi non è successa. Sulle presunte pressioni degli industriali della zona che non volevano cessare le attività produttive è invece stato sentito Marco Bonometti, Presidente di Confindustria Lombardia, che ha chiarito la loro posizione. Si chiedeva di tenere aperte le filiere essenziali come cibo, farmaci e trasporti.