"Due alluvioni a distanza di 23 mesi, la casa l'ho persa alla fine, non ce l'ho più fatta a stargli dietro, insomma". Oggi Fabrizio vive a Capalbio ma fino al 2019, con la compagna, abitava poco fuori dal centro abitato di Albinia, dove la notte tra l'11 e il 12 novembre 2012 il fiume Albegna ruppe gli argini e allagò la Maremma, facendo anche 6 morti. "Casa l'ho buttata tutta. Ho buttato 3 macchine, tutta la casa appena fatta nuova da 2 anni. Neanche i vestiti salvi, perché non è acqua pulita, è fango, melma, concimi. 60.000 euro di danni, il risarcimento è stato di 7.000. Bovicelli fa causa a Regione, provincia di Grosseto e Consorzio di Bonifica. "Lo Stato non mi aveva garantito la sicurezza, visto che il fiume era stato messo in sicurezza nel 67 e visto che pensiamo, siamo sicuri che per la mancata manutenzione il fiume è andato fuori e ha rotto, volevo essere risarcito almeno di quello che avevo speso". Sin dagli anni 30 l'Albegna è un osservato speciale. Nel 67 fu realizzato l'argine per proteggere le campagne. "Non erano zone considerate alluvionabili, perché erano state messe in sicurezza nel 67 con un progetto approvato e certificato dal Genio Civile che diceva che il fiume avrebbe retto a degli eventi straordinari". Ma nel 2006 si scopre che quell'argine non basta. "Nel 2006 si fanno i piani per valutare la pericolosità idraulica, i famosi PAI. In questi PAI si fanno delle simulazioni e si è visto per l'Albegna che la piena duecentennale non ci passava, cioè che praticamente avrebbe esondato e inondato tutta la pianura intorno ad Albinia". Viene messo in sicurezza il tratto di fiume vicino ad Albinia ma non è sufficiente ancora, come dimostrano le alluvioni del 2012 e del 2014. Il Tribunale delle Acque, competente in materia, commissiona due perizie: una dice che negli anni è mancata la manutenzione, la seconda che i calcoli del 67 non sono più attuali. Il Tribunale sposa la seconda tesi e ne conclude che "la mal progettazione non comporta a posteriori una responsabilità dell'ente che ne ha la custodia". Condanna Bovicelli a pagare più di 100.000 euro di spese processuali e crea un precedente insidioso. "Se l'opera è stata mal costruita, mal pensata, mal realizzata, non ci sarà responsabilità". Una vita da ricominciare e debiti sulle spalle, il commento di Fabrizio è amaro. "Non è giusto che lo Stato non ti garantisce la sicurezza e poi se ne lava le mani".