"Per dimenticare tutto ci vuole però l'affermazione della giustizia, Amanda formalmente risultava ancora condannata per la calunnia; quindi è doveroso, è stato doveroso per lei, chiedere diciamo di revocare questo giudicato e cercare di mostrare la sua totale innocenza." Ecco perché, a quasi 17 anni dall'omicidio di Meredith Kercher, in un aula di un tribunale, in contumacia, c'è ancora Amanda Knox. La Corte d'Appello di Firenze sta riesaminando il reato di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba dopo che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accertato una violazione del Diritto di difesa dell'americana e la Cassazione ha annullato la sua sentenza di condanna a tre anni. Se i verbali dell'interrogatorio risultano quindi inutilizzabili, così non sarebbe per il memoriale scritto dall'americana il 6 novembre in solitudine e nella sua lingua. Nei flash che sto avendo vedo Patrick come un assassino, parole pesanti come un macigno ricordate anche dal Procuratore Generale Squillace Greco che ha chiesto la conferma della condanna peraltro ampiamente già scontata da Amanda Knox. Il movente della calunnia è nel fatto che lei si sentiva pressata dagli investigatori e per sviare le indagini ricorre a un classico di queste situazioni, fa il nome di un falso colpevole. Spende il nome di un innocente, sapendolo l'innocente. Lumumba arrestato per il delitto, venne scarcerato dopo due settimane, prosciolto grazie ad un testimone svizzero. A seguito di questa vicenda ha perso il pub e oggi vive in Polonia con la famiglia. Il prossimo 5 giugno quando, probabilmente, ci sarà una nuova sentenza vorrebbe essere presente in aula. Difficilmente incontrerà Amanda che vive a Seattle con i suoi figli e si è rifatta una vita.