Buongiorno e avete, come vedete, con me in compagnia Pasquale Grasso, Presidente dimissionario dell'ANM. Lei, Grasso sembra o è l'ultima delle vittime di questo tsunami che si è abbattuto sulla Magistratura. Come si sente? Assolutamente non mi sento una vittima. Sono orgoglioso di aver avuto, ritengo, la capacità di prendere sulle spalle la responsabilità di scelte e di comportamenti di una generazione di magistrati che non è la mia, non tanto dal punto di vista anagrafico, ma dal punto di vista comportamentale. Non mi riconosco sicuramente nei comportamenti di cui leggiamo quotidianamente sulla stampa. Mi sono fatto carico, come Presidente dell'unica reazione possibile, secondo me, rispetto all'accadimento è quella di non lasciarci andare a una furia distruttrice, ma di procedere con calma, come magistrati. Credo, vedo che forse anche strumentalmente per certi versi non è stato capito questo mio intendimento unitario e rispettoso dei giudici di tutti i giorni. Ecco infatti lei Presidente è stato accusato di essere stato troppo morbido, di non aver fatto troppo gli interessi dell'ANM, ma di essere stato troppo morbido, troppo delicato, su quella che è stata la sua corrente, cioè Magistratura Indipendente. Non è così. Io ritengo di aver fatto gli interessi di tutti i magistrati e i magistrati, bisogna considerare la cronologia degli avvenimenti, tutti magistrati. Credo abbiano rifiutato alcuni con i fatti, altri sono con le parole di emettere giudizi sulla base delle notizie di stampa. Io ho posto fin dal primo momento un principio, il principio secondo il quale avrebbero dovuto dimettersi i Consiglieri che fossero risultati aver partecipato a queste cene, a questi incontri. Nel momento in cui c'era solo un'evidenza di stampa, ho posto il principio. Quando poi col susseguirsi dei giorni c'è stata maggior concretizzazione di quello che è accaduto, ho anche individuato nominativamente le responsabilità. Credo di essere stato l'unico a far conseguire alle parole e alle premesse di comportamenti concreti, l'unico nella Magistratura. Ecco Grasso, oggi invece di assistere ad una certa vocazione all'unità, all'unitarietà ci sembra di assistere invece ad una guerra tra correnti e quindi ad una guerra, cosidetta in gergo, tra bande. Bande è un termine che usa lei, non io. Però sicuramente quello che sento con dolore è che il mio richiamo al passo, al cambio di passo, è stato assolutamente inascoltato come temevo, purtroppo, in fin dei conti mi aspettavo, non si coglierà l'occasione per un cambiamento. Perchè il dire di allontanarsi dalle correnti come gruppi di potere e solo centri di elaborazione culturale, viene un qualcosa che viene declamato, ma assolutamente non praticato in questi attimi, in questi momenti in cui una sorta di manuale Cencelli si sta decidendo mmagino i numeri le appartenenze dei singoli che parteciperanno alla nuova giunta. Bene, io ringrazio Pasquale Grasso. Ricordo anche che oltre ad essere stato Presidente dell'ANM, è giudice a Genova.