Le accuse sono pesanti: si parla di una somma concordata fino a 150 milioni di euro per aver ceduto un terreno e promesso l'approvazione del raddoppio dell'indice di edificabilità dello stesso, oltre al via libera a tutte le varianti urbanistiche per portare a termine un progetto residenziale e commerciale da 348mila metri quadrati sulla Laguna di Venezia. È quanto si legge nel decreto di perquisizione a uno dei 18 indagati, il vice capo di Gabinetto del sindaco di Venezia. Si tratta solo di ipotesi. Elementi gravissimi se verranno provati. La vicenda al centro dell'inchiesta che ha fatto tremare il comune di Venezia e portato a due ordinanze di custodia cautelare in carcere e a sette ai domiciliari, riguarda le trattative di vendita all'imprenditore Chiat Kwong Ching di Singapore, dell'area dei Pili che si affaccia sulla Laguna di Venezia. A finire dietro le sbarre è l'assessore alla Mobilità Renato Boraso da vent'anni nell'amministrazione della città lagunare. Sarebbe lui il perno dell'indagine: autorizzazioni, appalti, Boraso sarebbe intervenuto su uffici, funzionari comunali e società partecipate. Indagato anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che si dice esterrefatto per l'avviso di garanzia e sostiene di aver sempre anteposto gli interessi pubblici. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro. Boraso è stato arrestato con l'ipotesi di reati amministrativi, la sua abitazione è stata sottoposta a perquisizione, nell'inchiesta è coinvolto anche il capo di Gabinetto del sindaco, il vice capo di Gabinetto e il responsabile del settore appalti. Sequestrati beni per un milione di euro.