È una sequenza di frame dell'orrore che lascia solo immaginare, alla lontana, cosa accadeva all'interno del cosiddetto acquario, la stanza della Questura di Verona, dove venivano portate le persone fermate durante i pattugliamenti, quella contenuta nell'informativa della Squadra Mobile. Calci, pugni, schiaffi, spray urticante spruzzato negli occhi e umiliazioni di ogni tipo. Un modus operandi consolidato, lo ha definito la giudice per le indagini preliminari, che ha firmato i domiciliari per i cinque poliziotti accusati di tortura, lesioni, falso peculato e abuso d'ufficio. Altri 17 risultano indagati, per il momento, con l'accusa di omessa denuncia nell'inchiesta della Procura di Verona, destinata ad allargarsi per accertare altre eventuali responsabilità, anche a livelli superiori. Dalle intercettazioni video emergono dettagli sulle violenze nei confronti del romeno Nicolae Daju e contestate in particolare all'agente, Alessandro Migliore, 25 anni non ancora compiuti e l'assistente capo Loris Colpini, due dei cinque poliziotti finiti ai domiciliari. Un pugno che si solleva, un gesto come di tagliare la gola, poi il cittadino romeno costretto a urinare nella stanza finendo per terra per rotolare poi sulla sua pipì, e poi ancora l'assistente capo Colpini che gli spruzza lo spray urticante sugli occhi e lo aggredisce, trascinandolo a terra. Ci sono anche le intercettazioni telefoniche di Migliore con la fidanzata, tra le carte dell'inchiesta. Quella in cui l'agente racconta compiaciuto di aver dato una stecca a un giostraio fermato, facendolo finire svenuto a terra. Oltre un anno fa, un altro fascicolo, ora acquisito agli atti dell'indagine, era stato aperto dalla Procura di Verona. In quell'occasione, era il febbraio 2022, un altro assistente capo e un agente scelto dello stesso nucleo volanti, erano stati indagati con l'accusa di lesioni e tortura dopo la denuncia presentata da tre nordafricani, finiti anche loro nell'acquario. In quel caso però, i due erano stati sospesi senza ulteriori conseguenze.