“Non ho commesso reati. Abbiamo lavorato 24 ore al giorno per anni per la realizzazione di un progetto”. Luca Parnasi si difende attraverso gli avvocati dal carcere di San Vittore. Sono le sue prime parole. Altre potrebbero aversi nell’interrogatorio di garanzia già fissato per le prossime ore. Ma non è l’unico a sottolineare la propria innocenza nella vicenda che lo ha visto finire agli arresti assieme a cinque collaboratori e tre esponenti politici: Lanzalone, ormai ex AD di Acea, le sue dimissioni sono arrivate nel pomeriggio, e i membri del Consiglio regionale del Lazio Civita (PD) e Palozzi (Forza Italia). A ribadire la totale estraneità ai fatti è ancora una volta il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, peraltro non indagata. L’aveva detto fin da subito, l’ha ripetuto anche dopo minacciando anche querele e sottolineando di essere parte lesa assieme al Club della Roma. Ora lo ripete ancora. Da Porta a Porta dice con forza: “Non sono lo sfogatoio d’Italia. C’è un accanimento mediatico. È vergognoso, oltraggioso, forse perché sono donna del Movimento 5 Stelle e sono scomoda, ma questa storia deve finire”. D’altronde, che lei non c’entri nulla l’ha chiarito anche la Procura. Sotto indagine è la corruzione sistemica del gruppo Parnasi, così definita dagli inquirenti, che avrebbe appunto coinvolto altri soggetti politici e quel Lanzalone messo all’Acea dai 5 Stelle dopo che aveva mediato per trovare un compromesso tra il Comune e la Eurnova di Parnasi sul progetto per lo stadio. A questo proposito bisogna ora capire che sorte avrà la struttura. La società titolare dei terreni a Tor di Valle non è stata sequestrata. Quindi, non ci sono impedimenti formali ad andare avanti, ma con il capo in carcere manca l’interlocutore e, dunque, si capirà solo nelle prossime settimane come poter procedere.