Dopo 13 giorni la fuga di Elia Del Grande, 49 anni, è finita laddove tutto era iniziato a Cadrezzate, il comune del varesotto, dove il 07/01 del 1998 allora ventiduenne, sterminò la sua famiglia a colpi di fucile. L'uomo era scappato il 30/10 scorso dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, dove a settembre era stato collocato come internato perché ritenuto socialmente pericoloso. I Carabinieri dei comandi provinciali di Varese, Modena e del Ros lo hanno fermato mercoledì sera all'interno di un'abitazione di sua proprietà, avendo ereditato tutti i beni di famiglia. Le ricerche si sono concentrate fin da subito nel varesotto in quei luoghi dove Del Grande era cresciuto e aveva vissuto e che conosceva profondamente. Come si vede da queste immagini che ritraggono alcuni momenti della sua latitanza questa familiarità dei luoghi gli ha permesso di muoversi ripetutamente con facilità tra i canneti lacustri e le darsene anche a bordo di un pedalò di notte sul lago di Monate. Non è escluso inoltre che sia stato aiutato da qualcuno, sottolineano i procuratori di Modena e Varese. Del Grande sterminò padre, madre e fratello in quella che fu ribattezzata la strage dei fornai per via dell'attività di famiglia, colpevoli, secondo lui, di opporsi al matrimonio con una ragazza di Santo Domingo di cui si era innamorato. Condannato a trent'anni per la strage, ridotti a 25 per vizi di mente, l'uomo aveva ottenuto la libertà vigilata, ma tra molestie al vicinato e furti, era scattata la misura di sicurezza disposta dal magistrato di sorveglianza e trasferito nella casa lavoro dopo solo un mese la fuga. Durante la quale Del Grande in una lettera a Varese News aveva spiegato che le case lavoro sono dei lager e nient'altro che i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari. Si era anche collegato a una trasmissione televisiva dicendo di sentirsi braccato, ma di non essere un soggetto socialmente pericoloso. .























