"Inizia una fase due, molto difficile, nella quale il nostro imperativo dev'essere non abbandonare il popolo afghano, non abbandonare le donne afghane, non abbandonare le ragazze afgane, non abbandonare tutti coloro che in questi anni ci hanno dimostrato, un popolo che c'ha dimostrato una grande voglia di crescere, di cambiare, di modificare la situazione che stiamo vedendo degenerare in questi giorni". Così il Ministro degli Esteri all'arrivo a Roma dell'ultimo volo del ponte aereo tra Kabul e l'Italia. A bordo 110 persone, tra loro gli ultimi 58 cittadini afghani evacuati dal paese. In 15 giorni il Ministero della Difesa, in collaborazione con quelli dell'Interno degli Esteri, è riuscito ad organizzare 88 voli dalla capitale afghana al nostro paese, utilizzando 8 velivoli che hanno fatto la spola. 4890 le persone afghane portate in salvo. Molte le donne e i bambini. Sono le famiglie di chi ha collaborato con le nostre istituzioni presenti nel paese asiatico. L'Italia è stata così il paese europeo ad aver tratto in salvo il numero più alto di civili afghani. Sul volo, atterrato a Fiumicino, che ha chiuso l'operazione Aquila Omnia, c'erano anche il Console italiano a Kabul, Tommaso Claudi, i Carabinieri del Tuscania e l'Ambasciatore Stefano Pontecorvo, che ha spiegato come, terminati i ponti aerei, a chi vuole andare via, restano poche scelte, fondamentalmente le vie terrestri. La stabilizzazione del paese è una priorità per la comunità internazionale e sarà al centro anche nel colloquio telefonico tra il Capo del Governo Mario Draghi e il Presidente cinese Xi Jinping, a inizio settembre.