Tutto è cambiato nella vita di Paulo Makov dall'inizio della guerra. L'artista chiamato a rappresentare il suo paese, l'Ucraina, alla Biennale di Venezia è fuggito con gli affetti più importanti, la moglie, la mamma, la gatta e le sue lastre, l'alfabeto della sua opera. È al momento ospite in Italia con una mostra alla Galleria Cartavetra di Firenze. "Che cosa rappresentano le due rose?" "Due rose rappresentano una cosa molto semplice. Tra di loro è una distanza tra quello che è vita che noi avevamo e quella vita che noi abbiamo a adesso, perché io penso che noi non possiamo tornare a quella vita che avevamo prima. Anche dopo la vittoria, quello che noi vinceremo non c'è nessun dubbio, perché il male di questa misura non può esistere." I pessimisti non vincono le guerre ma anche se non lo si è per natura la guerra ti cambia dentro, entra dentro l'arte con buchi che sono bombe sulle case. L'esplosione è un distruttivo fascio geometrico, un'arma di distruzione di massa. "Sotto i russi sarebbe anche più cattivo che con bomba atomica." Programmare la vita non è possibile adesso per Makov, sa soltanto che sarà a Parigi a inizio anno, che alcune delle sue opere sono a Vienna, che la maggior parte sono state Lasciate indietro. "Arte è una cosa piccola e modesta della nostra vita. Tu come artista puoi trovare un certo ponte da questo dolore alla vita normale." Nella casa in campagna poco fuori Charkiv, Makov e la moglie hanno abbandonato anche le loro rose. "Non siamo sicuri se almeno i radici sono riusciti a essere vivi o no." "Le rose comunque si potranno anche nel caso ripiantare." "Si, ma tornare in questa vita che esisteva prima sarà molto molto difficile. Molto difficile.".























