La dinamica ora è chiara; il brigadiere Antonio Milia, in ferie da qualche giorno, rientra nella caserma di Asso, poco distante dal lago di Como. Qui vive con la famiglia, la moglie e i figli; è rientrato in servizio da poco, dopo un lungo congedo per ragioni mediche di natura psichiatrica; una commissione ospedaliera militare, esterna però all'Arma, dopo il ricovero nell'ospedale di San Fermo della Battaglia lo ha giudicato idoneo. E così, in questo grande edificio si è fatta festa per il suo rientro. Qualcosa però non è andato come doveva. È il tardo pomeriggio di giovedì, MIlia raggiunge il comandante Doriano Furceri, esplode un primo colpo con la pistola d'ordinanza poi altri due a poca distanza e grida: "L'ho ammazzato." Quindi si barrica all'ingresso della caserma dietro la porta blindata. I reparti speciali dei Carabinieri hanno negoziato con lui l'Intera notte; all'alba il blitz, Milia spara ancora, questa volta colpisce, di striscio al ginocchio, un militare del GIS; poi viene disarmato e portato fuori. Illese le famiglie, che vivono ai piani superiori, sono rimaste barricate negli alloggi e una donna che si trovava in ufficio poco distante. Ma se la cronologia degli eventi è chiara, quello che resta da appurare sono le cause, se esistono, che hanno scatenato la furia omicida del brigadiere e se ci sono legami con la vicenda che ha portato ad Asso il Comandante Furceri, vittima di ingiurie e accuse a Bellano, dove è stato al comando della caserma per 17 anni.























