Fragilità, questa è la principale motivazione dell'agenzia per la tutela della salute di Milano che si interroga sulla morte massiccia nelle Rsa. Fragilità degli ospiti la cui mortalità tra Lodi e Milano, secondo lo studio che ATS sta conducendo, è stata di 2,5 volte superiore nei primi 4 mesi del 2020 rispetto agli anni passati. I dati si riferiscono a 162 strutture che ospitano quasi 17000 persone. Dopo un inizio d'anno con un numero di morti inferiore a quello precedente è arrivato il picco negli over 70. 5500 decessi in più rispetto alla media del passato, il 46% nelle Rsa. Mentre la Procura di Milano indaga sulla condotta di numerose residenze per anziani, la sanità pubblica ammette le più evidenti criticità. Ma certamente emerge il fatto che la disponibilità di dispositivi di protezione individuale, soprattutto nelle prime settimane, era insufficiente ed è stato difficile reperirli. Emerge la necessità di una maggiore formazione, di un maggior investimento nel personale che lavora in queste strutture e anche, probabilmente, la necessità di ripensare un pochino il modello delle Rsa e le risorse che possono essere dedicate alla cura dei non autosufficienti. La chiusura delle Rsa per qualcuno è stata fatale. Sono mancate le cure necessarie, spiegano. Più grave la situazione nelle residenze più grandi, dove le camere sono condivise. L’altra cosa che invece non è facilmente risolvibile è la capacità di queste strutture di garantire l'isolamento. Questo dovremo affrontarlo con gli standard di accreditamento delle case di riposo nei prossimi anni. L'intento dichiarato dello studio è non farsi travolgere da un’eventuale seconda ondata del virus.