Sentenza a porte chiuse per il processo d’appello sulla strage di Rigopiano. Ad un anno dal primo pronunciamento della Corte che ha portato all’assoluzione di 25 su 30 imputati e comminato 5 condanne lievi, i familiari delle 29 vittime si aspettano giustizia dal verdetto della Corte dell'Aquila. Sin ora per la strage di Rigopiano non è stato riconosciuto il disastro colposo e sono stati assolti l'ex Prefetto di Pescara Francesco Provolo, per il quale la Procura aveva chiesto 12 anni, e l'ex Presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, oltre ai dirigenti regionali e ai tecnici. In primo grado il GUP del Tribunale di Pescara ha diviso la responsabilità tra il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (due anni e otto mesi), due dirigenti della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (tre anni e quattro mesi ciascuno), l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso e il geometra Giuseppe Gatto (per sei mesi ciascuno), per un totale di poco più di 10 anni. La pubblica accusa in primo grado aveva chiesto 26 condanne, per un totale di 151 anni. I familiari delle 29 vittime uccise dalla valanga che ha travolto l’hotel hanno accolto la prima sentenza con dolore, ora sperano nel pronunciamento dei giudici d'appello quando sono passati 7 anni da quel maledetto 18 gennaio del 2017, quando la valanga travolse il resort alle pendici del versante pescarese del Gran Sasso, uccidendo 29 persone tra dipendenti e turisti. Chi è sopravvissuto a quella tragedia chiede ora che giustizia sia fatta.