Due vittime al giorno, due video o foto che ogni 24 ore fanno rimbalzare in rete le immagini intime di giovani donne molto spesso minorenni, ricattate e minacciate da fidanzati, ex o semplici compagni di una sera. È la piaga del revenge porn che a un anno dall'entrata in vigore del Codice rosso, la legge che ha introdotto modifiche al codice penale a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, si rivela con tutta la sua forza. Siamo di fronte a reati nuovi per i quali, dunque, non c'è confronto. E che soprattutto non tengono conto di un sommerso ancora enorme per la paura e la resistenza alla denuncia. Del resto, come insegna il caso della maestra d'asilo licenziata per le immagini diffuse dal compagno, sono loro, anche quando denunciano, a finire nel mirino. Vittime due volte della violenza di una società in cui quando si tratta di donne, il luogo comune è che in fondo se la siano cercata. Il quadro che emerge dai dati della polizia è quello allarmante di nuove e vecchie violenze, uniche a non diminuire neanche durante i mesi di lock down in cui migliaia di donne sono rimaste chiuse in casa, prigioniere dei loro aguzzini. 718 casi di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti con l'81% delle vittime di sesso femminile.