La sostanza è stata trovata. Ora bisogna capire chi l’ha messa lì e perché. Si apre così uno spiraglio nella vicenda dell’avvelenamento da tallio che ha coinvolto l’intera famiglia di Nova Milanese lo scorso ottobre. Tre i morti, cinque i ricoveri nell’arco di un mese e mezzo. Decessi dovuti ad un’intossicazione provocata dalla sostanza, un metallo, il tallio, contenuta nella tisana le cui tracce in quantità superiore alla soglia minima di sicurezza sono state trovate nascoste tra le erbe essiccate e sminuzzate all’interno di una terrina priva di marca e di indicazione circa la provenienza. Tisana trovata in casa di Alessio Palma e Maria Lina Pedon, coniugi ultraottantenni. Gli ultimi due ricoverati sono i suoceri di Domenico Del Zotto, l’unico, insieme alla moglie, a non essere stato intossicato dalla tisana. Abitano a circa 1,5 chilometri dalla villetta che si trova al numero civico 7 di via Padova, dove ha perso la vita Patrizia Del Zotto, 63 anni, la prima a morire; dopo di lei è deceduto il padre, Giovanni Battista, 94 anni, già malato di leucemia; poi, la moglie di Del Zotto, mamma di Patrizia e Domenico, 91 anni. La miscela di erbe potrebbe essere stata confezionata all’estero e rivenduta in Italia, o potrebbe essere il frutto del personale raccolto di qualcuno, interno o esterno alla famiglia. Ma perché? C’era un obiettivo? Le indagini, coordinate dalla Procura di Monza, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, dovranno chiarire come la sostanza contenuta nella tisana sia arrivata a casa dei coniugi Del Zotto e se i due, Palma e Pedon, il primo ancora ricoverato a Desio, la seconda a Monza, sono effettivamente entrati in contatto con la sostanza, approssimativamente tra il 20 e il 23 ottobre scorsi, come ipotizzano gli investigatori.