Simona Cinà aveva 21 anni. Era una promessa della pallavolo e del beach volley. Venerdì sera era stata invitata insieme, con un'ottantina di coetanei, ad una festa di laurea in una villa con piscina sulle colline di Bagheria che si affacciano sul mare del Golfo di Palermo. Era ancora viva alle 03:20 del mattino. Ne è sicura un'amica che dice di averla salutata a quell'ora mentre stava ancora ballando. La console del dj era vicina alla piscina. Intorno alle 4 qualcuno nota il suo corpo in acqua. I ragazzi rimasti alla festa tentano invano di rianimarla, chiamano poi i soccorsi. Arrivano i carabinieri con i sanitari che possono però soltanto constatarne il decesso. I presenti ascoltati a lungo, sembra non siano stati in grado di fornire dettagli utili a ricostruire la dinamica della tragedia. Per il legale della famiglia di Simona Cinà sono tanti i punti da chiarire. "Come mai la ragazza sia stata trovata supina con la faccia verso su. Come mai sulla scena attorno alla piscina non vi fossero alcol, bottiglie, vetro. Vi era soltanto acqua, bottigliette d'acqua, ovunque. Era un evento organizzato open bar, quindi questi 80 ragazzi hanno bevuto presumibilmente tutta la notte. Che fine ha fatto tutto quest'alcool? Dov'è finito? Abbiamo fatto un'istanza alla Procura della Repubblica per avere un'autopsia urgente e capire effettivamente le cause del decesso, perché comunque Simone era una ragazza, assolutamente in ottimo stato fisico. Era una ragazza, che giocava a pallavolo, nuotava, surfista, era semi- professionista, quindi era sempre controllata, sottoposta ad analisi. Ed è una tragedia che una ragazza di 20 anni possa andare ad una festa e tornare in una bara. .























