Spezzati come le vite che raccontano, i segnali di riconoscimento, sono talmente piccoli da stare in scatoline. Accompagnavano i neonati in arrivo allo Spedale degli Innocenti luogo, Firenze, destinata ad accogliere l'infanzia abbandonata fin dalla metà del XV secolo. 40.000 piccoli oggetti sono stati protetti e custoditi nel prezioso archivio. Oggi, un settantina, sono raccolti in una mostra. "Racconta le emozioni e le emotività di tutti quei genitori che erano costretti a dover lasciare i propri bambini all'Istituto degli Innocenti, alle cure dell'Istituto degli Innocenti, perché non avevano la possibilità di poterli accrescere. Il documento più antico è di Tommaso, nato e morto nel 1449, una polizza lo accompagnava figliuolo di buona domenica. Spesso si trattava di figli illegittimi, quasi sempre poverissimi. "I bambini venivano lasciati agli Innocenti, molto spesso durante la notte, per un senso anche di colpa e di vergogna e venivano lasciati in prossimità di una finestra successivamente diventata una finestra ferrata, quindi, con una grata. Il suono di un piccolo campanello allertava la soprabalia. Il piccolo, pare, venisse adagiato all'interno di un presepe al posto di Gesù prima di essere accudito. In molti non ce la facevano. Tutti venivano annotati nel registro di balie e bambini. Tra le fasce era consuetudine mettere un oggetto beneaugurante e anche una prova della loro origine. Poteva essere lussuosa come un orecchino, semplice come una mezza lente, struggente come una fotografia stracciata. Una specie di carta d'identità, una prova necessaria per il futuro riconoscimento dei genitori. Quasi mai accadeva ma Flora, abbandonato nel 1901 con mezza croce di carta dorata e una poesia, ha potuto riabbracciare la madre tornata a prenderla due anni più tardi.























