I parlamentari che hanno potuto incontrarli all'interno del Cara, li hanno trovati provati ma rinfrancati, ancora provati, per le torture che questi 43 bengalesi ed egiziani raccontano di aver subìto in Libia e i continui trasferimenti cui sono stati costretti nelle ultime giornate, rinfrancati per il fatto di trovarsi finalmente in Italia, il posto per raggiungere il quale avevano dovuto versare migliaia di euro ai trafficanti di vite umane. Intanto, in queste prime giornate a contatto con le autorità italiane, in Albania prima e ora a Bari, hanno imparato quanto possa essere importante per loro la figura dell'avvocato. Ne hanno avuto bisogno prima a Gjader, dove però li hanno visti solo in videoconferenza durante le udienze di convalida dei trattenimenti e ne hanno urgente bisogno ora che sono in Italia, per il ricorso contro il respingimento delle richieste di protezione internazionale bocciate per tutti mentre erano ancora in Albania dalle commissioni territoriali. Di tempo non ne resta tanto, i sette giorni fissati dalla legge si sono ridotti della metà e per giovedì dovrà essere tutto pronto. Il ricorso naturalmente, non verrà esaminato subito, ma avrà l'effetto di sospendere le procedure per il rimpatrio dei migranti che quindi potranno muoversi tranquillamente in Italia, uscendo anche dai centri come il Cara che li ospitano, cosa che non sarebbe stato possibile fare invece, se fossero rimasti in Albania. .