Solo attività di ricognizione. L’Italia non è e non sarà impegnata, con le sue basi militari americane, nell’attacco in Siria, a meno che il Parlamento decida diversamente, ma, appunto, ci vuole un passaggio alle Camere. Nessuna partecipazione né coinvolgimento, quindi, ai raid di questa notte in Siria. Dalle basi militari in Italia continueranno a decollare e atterrare i ricognitori, ma null’altro. Gli Stati Uniti hanno 686 installazioni in 74 diversi paesi. In Italia ci sono 6 basi, a cui se ne aggiungono altre 4 Nato e in cui sono impegnati oltre 12.000 soldati. Le sedi da cui, in caso di bombardamento, potrebbero partire gli aerei americani sono principalmente quella di Sigonella e quella di Aviano. Nell’ambito del 41° Stormo in Sicilia, vicino a Catania, è situata la Naval Air Station dell’Aviazione navale USA, che conta oltre 7.000 tra militari e civili. Da lì mercoledì scorso si sono alzati in volo i Boeing P-8 Poseidon per svolgere missioni di ricognizione, sorveglianza e intercettazione antisommergibile. Ad Aviano, invece, sono schierati diversi F-16, che possono portare anche testate nucleari. Un ruolo minore, se non inesistente, potrebbero avere, invece, le altre sedi, ovvero quella di Vicenza, dove staziona in modo permanente una rappresentanza dell’esercito americano, Livorno e Pisa, Camp Darby, utilizzata sostanzialmente come deposito e in forte ridimensionamento, quella di Gaeta e Napoli. Le basi Nato sono, invece, quella che ospita la 5a Forza aerea tattica a Vicenza, quella di Verona, con le forze alleate di terra dell’Europa meridionale, o ancora di Roma o Napoli. C’è poi l’aeroporto militare di Ghedi nel Bresciano, dove alloggiano anche le bombe atomiche.