I centri di trasmissione erano due: dislocati uno in Svizzera, l'altro a Messina. Da qui, una volta decriptati, i segnali delle Tv a pagamento erano distribuiti ai cosiddetti "reseller", i rivenditori sul territorio. I quali, a loro volta, rivendevano appunto i programmi così piratati, agli utenti finali, che potevano usufruire delle Pay TV con abbonamenti mensili a prezzi stracciati. "Dietro il pagamento di un corrispettivo mensile di una cifra irrisoria,10-15 euro, avevano la possibilità di visionare, illegalmente, i contenuti piratati delle principali piattaforme Pay TV, tra le quali Sky e dunque, programmi di intrattenimento, sport, film, programmi on demand. Tutti tutelati da Diritto d'Autore". Gli introiti illeciti generati da questi abbonamenti alle IPTV illegali, si aggiravano attorno a 1 milione di euro, con un danno però, per gli operatori del settore, di almeno 130 milioni di euro. 22 al momento, le persone indagate dalla Procura di Roma, alle quali la Guardia di Finanza di Milano, con la Polizia del Canton Ticino, è riuscita a risalire attraverso indagini complesse guidate dal Sostituto Procuratore Antonia Giammaria. Sono tutte italiane di cui due residenti in Svizzera, accusate di Associazione a Delinquere, aggravata dalla transnazionalità. Sequestrati i due centri di trasmissione, identificati anche i reseller, addirittura 900. Per loro e per gli utenti finali, sono scattate sanzioni amministrative, cioè multe molto pesanti, tra 2500 e 25mila euro per i rivenditori e ben 1.032 euro per ciascuno dei due mila utenti individuati. Sequestrati, infine, anche gli strumenti di pagamento usati per incassare le quote degli abbonamenti.