Prendono di mira i quadri più famosi e li deturpano con zuppe di pomodoro, verdure, vernici o spray. Il gesto è diventato da tempo il simbolo della lotta di alcuni attivisti del clima contro l'inquinamento, un movimento europeo per l'ambientalismo e l'ecologia, luogo prescelto il museo e non solo. Le opere spesso sono protette da lastre di vetro e i danni non sono irreparabili ma rimane il gesto e infatti questi attacchi hanno sollevato polemiche e indignazione, come nel caso di Firenze, dove gli attivisti di Ultima Generazione hanno spruzzato vernice lavabile addirittura sul Palazzo Vecchio, un gesto vandalico censurato dal sindaco Dario Nardella. Su questo per la prima volta a Milano si sono confrontati i direttori dei musei e gli ambientalisti, cornice dell'evento la Fiera Nazionale del Consumo Critico e degli Stili di Vita Sostenibili. "Certo che imbrattare le opere d'arte è problematico per i direttori dei musei, perché per quanto il gesto sia eclatante e porti molta attenzione alla causa, porta anche molta ostilità e quindi toglie il consenso, consenso necessario per far sì che questa causa, la causa ambientale sia la causa di tutti." Di parere diverso i rappresentanti di Ultima Generazione e di Fridays for Future. "E' un disturbo non violento, è un disturbo rispetto al quale è paradossale che ci si indigni mentre invece non ci si indigna di fronte al furto di futuro, di fronte al disastro sociale, ambientale e generazionale." Cosa possono fare i musei? "Abbiamo strumenti diversi per affrontarli, il museo d'arte non è una cellula di attivismo politico." Gli attivisti da parte loro non si fermano perché gli obiettivi, dicono, sono ancora lontani dall'essere raggiunti.