Non si presenta in aula davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Bologna, dove si apre il processo che lo vede imputato di omicidio volontario aggravato. Gianpiero Gualandi, 63 anni, ex comandante della polizia municipale di Anzola Emilia, è accusato di avere ucciso nel suo ufficio, il 16 maggio dell'anno scorso, la collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva una relazione extraconiugale. Un colpo partito dalla pistola d'ordinanza, un incidente, uno sparo esploso per errore durante una colluttazione, ha sempre sostenuto Gualandi. Per la Procura di Bologna, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, uccise invece con premeditazione. Gualandi avrebbe preso appositamente la pistola dall'armeria quel pomeriggio e avrebbe inscenato una colluttazione. Determinanti nel procedimento saranno le perizie balistiche e mediche. L'ex comandante finito in carcere in dicembre ha avuto dal Gip gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. La Procura ha presentato ricorso, accolto dal riesame. Ora si attende una pronuncia della Cassazione. Intanto al processo sono stati ammessi come parte civile i genitori di Sofia Stefani, il fidanzato e il Comune di Anzola Emilia. La Corte d'Assise, con una decisione inaspettata, ha invece escluso dalle parti civili le associazioni antiviolenza con la motivazione che le condotte di Gualandi non permettono allo stato degli atti di ricondurre il fatto alla definizione di femminicidio, mancando qualsiasi riferimento alla lesione della sfera di autodeterminazione della donna, ad atti di maltrattamento, discriminazione e prevaricazione o ad atti tipici della violenza di genere. bologna .