Cameraman e fotografi fuori dal Tribunale. Vietata dai giudici della Corte d'Assise ogni immagine in aula. Si apre a Bologna il processo all'ex medico oculista della Virtus Pallacanestro Giampaolo Amato, 64 anni, e imputato del duplice omicidio della moglie Isabella Linsalata e della suocera Giulia Tateo. Secondo l'accusa avrebbe somministrato nel tempo alle due donne un mix letale di farmaci per poter incassare l'eredità e vivere liberamente una relazione extraconiugale. Una tesi respinta dalla difesa. La verità è sacra il mio obiettivo è farla emergere, ha detto la sorella di Isabella Linsalata. In aula il suo sguardo e quello di Amato non si incrociano mai. "Noi ovviamente ci aspettiamo che si arrivi ad un accertamento di quella che è la verità di questo processo, i familiari hanno come dire si sono impegnati proprio perché si arrivasse a questo perché si accertasse qual'è stata la causa della morte di Giulia Tateo e di Isabella Linsalata." A seguire il dibattimento ci sono parenti e amici delle due donne, uccise con un cocktail composto da una benzodiazepina e da un anestetico, farmaci che Giampaolo Amato avrebbe sottratto in uno degli ospedali della ASL in cui lavorava. L'azienda sanitaria è stata ammessa tra le parti civili, non si sono costituiti contro il padre, invece i due figli della coppia. I giudici non hanno ammesso al processo l'Udi, l'unione donne in Italia, l'associazione annuncia ricorso. "È chiaro che è un caso un po' diverso da tutti gli altri nei quali ci siamo costituite, perché lì la violenza è molto manifesta qui invece c'è una modalità molto sottile e prolungata nel tempo di avvelenamento, piano criminoso di cancellare queste due donne dal mondo, cancellare la loro esistenza quindi è sempre femminicidio.".