“Ho sparato per paura. Volevo farli allontanare”. Nella sua ricostruzione agli investigatori, il custode di Villa Gessa a Bazzano, nelle campagne bolognesi, chiarisce che non voleva uccidere. Erano soli nella proprietà lui e la moglie, quando intorno alle cinque del mattino sono stati svegliati da alcuni rumori. Ha temuto che qualcuno dall'esterno tentasse di introdursi nell'abitazione. Ha impugnato la sua calibro 38 revolver, regolarmente detenuta, e da due finestre al buio, senza prendere la mira, secondo il suo racconto, ha esploso cinque colpi. Uno di questi ha centrato e ucciso uno dei malviventi, un uomo sui vent'anni. Nessun documento con sé. Accanto al corpo una torcia, chi si trovava con lui in quel momento si è dato alla fuga. Nei campi, intorno alla villa è stata abbandonata la refurtiva, alcuni trapani elettrici sottratti dal casolare utilizzato come deposito attrezzi. La moglie del custode lavora in questo caseificio. In mattinata ha telefonato al suo titolare. Ha parlato poco, dice “Io non vengo a lavorare perché è successo un brutto lavoro. Stefano ha sparato però non sappiamo, adesso non ci azzardiamo neanche ad uscire, abbiamo chiamato i Carabinieri.” Poi si è messa a piangere. Io non voglio un’arma proprio per quel motivo lì. Perché io se trovo uno dentro il caseificio, che ho un’arma, io sparo. Il custode, 68 anni, è stato interrogato dal magistrato nel pomeriggio. Ma saranno gli accertamenti balistici a fornire elementi per ricostruire l'esatta dinamica di quanto accaduto. la Procura di Bologna fa sapere con una nota, che ragionerà sugli spazi di applicabilità della legittima difesa o dell'eccesso colposo. Il titolare di un'azienda che si trova a poche centinaia di metri dalla Villa, intanto, ha denunciato di aver subito, nella notte, un tentativo di furto. Le telecamere di sicurezza della fabbrica hanno ripreso sei persone. È possibile che si tratti della stessa banda. Bologna.