Mascherine speciali, filtri testati in laboratorio con batteri e virus vivi. Una testa è in un ambiente contaminato di virus, coltiviamo cellule, queste cellule sono entrate in contatto con ciò che abbiamo catturato nella bocca del nostro utilizzatore, se queste cellule sopravvivono significa che tutti i virus sono stati catturati. Nulla era nella bocca del paziente. Per fronteggiare la richiesta di mascherine, questa azienda bolognese, leader del settore, ha deciso di produrle in Italia e non più solo all'estero. Ha scelto di investire, avviare nuove linee, assumere personale. Le mascherine che produrremo saranno principalmente FFP3, tre linee dedicate alle FFP3, e una linea dedicata alla FFP3 biohazard, che è una mascherina che viene testata con virus vivi, da usare solo all'interno di reparti altamente infettivi. L'obiettivo è arrivare a 650 mila mascherine mese. Abbiamo già assunto 40 persone, contiamo di assumerne 120. In questa parte dello stabilimento, la produzione di altri dispositivi fondamentali per gli ospedali, i filtri per i ventilatori polmonari. C'è una gravissima carenza anche dei filtri per ventilatori polmonari, abbiamo già dovuto quadruplicare le linee. Nel laboratorio chimico, si studia come allungare la vita delle mascherine. Ci siamo resi conto che 650 mila mascherine al mese, sono un numero ridicolo rispetto alle necessità, quindi ci siamo detti: se si potessero riutilizzare, in modo sicuro, cinque o sei volte, questo numero si quintuplicherebbe. Di fatto, l'obiettivo è che il comune cittadino possa pulire e disinfettare la sua maschera in casa propria, senza difficoltà. Per tutta la durata dell'emergenza, la produzione sarà legata alle richieste delle Istituzioni italiane. Le mascherine, per scelta, le vogliamo dare tutte quante alla Protezione Civile, perché crediamo sia corretto che si assumano loro la responsabilità della suddivisione sul territorio.