Tre Carabinieri trucidati la strage del Pilastro a Bologna il 4 gennaio di 33 anni fa senza un perché. Ancora manca una spiegazione per le azioni della banda della Uno bianca tutti poliziotti, a parte uno i sei componenti arrestati dopo 7 anni di terrore da Bologna alla Romagna fino alle Marche. Dal 1987 al 1994 una lunga scia di sangue 23 morti, oltre 100 feriti. Ora la Procura di Bologna ha aperto una nuova indagine, sentito nuovi testimoni e acquisito documentazione si indaga contro ignoti per concorso in omicidio in seguito a un esposto che chiede piena luce su eventuali mandanti complicità e coperture. Lo hanno presentato i familiari delle vittime e feriti attendono tutt'ora la verità, Alberto Capolungo è Vice Presidente dell'associazione. "Questa inchiesta significa un ulteriore tentativo di quello che noi perseguiamo da tanti anni, nonostante si siano ricostruite nei minimi particolari anche le vicende però ci sono delle spiegazioni che non posso reggere Io per esempio so quando, come è stato ammazzato mio padre nella armeria di via Volturno il 2 maggio del 91, ma il perché non è logicamente spiegabile. La banda ha continuato a dire che lo facevano per interesse ma li han rapinato solo due pistole avendo a disposizione già un arsenale, perché tanti morti assolutamente inutili che non c'entravano niente con delle vicende di denaro, questo resta inspiegabile. Alla Procura la richiesta di un accertamento sul ruolo del brigadiere Domenico Macauda condannato per calunnia in relazione all'omicidio di due Carabinieri del 20 aprile 1988 a Castel Maggiore, Bologna. "Uno dei punti cruciali è proprio il depistaggio Macauda per un proiettile che costui disse di aver messo all'interno di una delle auto usate dalla banda ma non c'è stato mai la possibilità di trovare un minimo aggancio. Che ci fosse qualcuno a manovrarli, qualcuno dietro loro, sopra di loro".