Lo zio di Saman, Danish Hasnain, ha dato un contributo rilevante e i giudici devono tenerne conto. Lo sostiene il suo difensore, che solleva anche una questione di costituzionalità nell'arringa davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Bologna. "Danish ha fatto trovare il cadavere della ragazza, ha confessato il seppellimento della ragazza, ha chiamato in reità, cioè ha accusato i due cugini quantomeno dell'occultamento del cadavere. Abbiamo aiutato il processo e noi crediamo che questo atteggiamento meriti di essere preso in considerazione". Alla Corte l'accusa ha già chiesto la pena dell'ergastolo con il riconoscimento delle aggravanti della premeditazione e dei motivi futili per tutti e 5 i familiari imputati per l'omicidio di Saman. La 18enne pachistana voleva vivere secondo i suoi legittimi desideri, e per questo la notte tra il 30 aprile e il primo maggio di 4 anni fa, a Novellara, fu uccisa. In primo grado la condanna all'ergastolo per i genitori e a 14 anni per lo zio, assolti invece i due cugini. Inammissibilità dell'Appello della Procura e conferma dell'assoluzione, chiede l'avvocato Mariagrazia Petrelli, difensore del cugino Ikram Ijaz. "Credo che in tutta questa vicenda ci siano dei pregiudizi, ma più che altro legati al fatto che loro si trovavano a vivere e lavorare nella stessa azienda agricola dove c'erano anche gli altri imputati". In aula è il turno dell'avvocato Simone Servillo, difensore di Nazia Shaheen, la madre di Saman. "Non ho ucciso mia figlia", aveva detto la donna, in lacrime, nelle dichiarazioni spontanee. Nella prossima udienza la parola alle difese del padre di Saman, Shabbar Abbas, e del cugino Nomanulaq Nomanulaq. Poi i giudici si ritireranno in Camera di Consiglio per la sentenza. .