"Nel nostro foulard ci sono sostanzialmente tre cose: pigmenti naturali, acqua e sale" Il prodotto simbolo della sua azienda è il foulard di bamboo. Ivano Picenoni ha investito sull'innovazione per superare la crisi del 2008. Ha lasciato il commercio di capi e tessuti tradizionali per passare a materiali ecosostenibili o di riciclo. Una scommessa vinta, i suoi prodotti dalla Toscana arrivano in tutto il mondo, ma adesso il caro energia rischia di innescare una crisi peggiore. Il problema non sono soltanto i costi delle bollette. "Praticamente tutti i nostri fornitori oltre al prezzo per esempio della materia, prima ci addebitano la quota di energia in fattura, e questo sta cambiando tanto. Noi qualche mese lo sosteniamo, quando saran finiti i soldi in cassa"? 42 dipendenti, un centinaio di addetti nel indotto abbiamo bisogno di rientrare sui costi energivori dal 50 al 60%, quindi non stiamo discutendo qualche briciolina". "E poi bisogna mettersi intorno a un tavolo, vi prego, vanno sentite le aziende manifatturiere". Quella di Ivano è una delle oltre 80 mila imprese italiane impegnate nel biologico. A Bologna SANA, la fiera di un settore che malgrado le difficoltà, cresce, naturale e sostenibile, qualità sempre più ricercate nei prodotti dal cibo alla cosmesi. Per Federbio una tendenza incoraggiante. "Cresce la superficie coltivata a biologico crescono il numero delle aziende che fanno biologico, vola l'export con un più 16%". "Il nostro settore offre opportunità ma il contesto è critico, servono aiuti subito soprattutto ai piccoli", l'appello di Assobio. "Il biologico in molti casi, specialmente nei negozi specializzati a fare i numeri che sono completamente diversi dai numeri della grande distribuzione, nel caso dello specializzato questo aumento dell'energia rischia di davvero far chiudere i punti vendita".























